L'episodio più grave si è verificato al largo del porto di Kavkaz, dove la petroliera “Volganeft 139” si è spezzata in due, provocando il versamento in mare di oltre duemila tonnellate di greggio. Danni ambientali sono stati causati anche dalla nave cargo “Hadj Ismail”, affondata a largo di Sebastiopoli, per la perdita di 5.600 tonnellate di materiali ferrosi.
Le tre vittime recuperate in mattinata sembrano invece appartenere all'equipaggio della “Nakhitchevan”, una nave carica di zolfo colata a picco nei pressi della penisola di Crimea, così come il cargo russo “Volnogorsk”, anch'esso trasportante materiale sulfureo.
La catastrofe non ha infine risparmiato la portacontainer “Kovel” e ha messo in difficoltà molte altre unità, tra cui la petroliera “Volganeft 123”, che ha subito uno squarcio sulla chiglia non perdendo tuttavia combustibile.
“Il vento adesso sta soffiando verso la costa ucraina - ha detto Oleg Mitvol, vice capo della Rosprirodnadzo, l'agenzia russa per l'Ambiente - e lo stato di emergenza si è ridotto. La soluzione del problema potrebbe richiedere anni. Il petrolio è una sostanza pesante e si sta depositando sul fondale. Ci troviamo di fronte a un disastro ambientale”.
Un dramma ecologico ha colpito anche l'altra parte del mondo, la baia di San Francisco, dove una nave portacontainer ha urtato un ponte, versando nelle acque californiane 220.000 litri di greggio. Il governo californiano ha vietato l'accesso al mare ai bagnanti, mentre i mezzi di soccorso dello stato americano si stanno già impegnando per asportare il combustibile disperso.
© Riproduzione riservata