“Noi inglesi non vinceremo mai la Coppa America perché la consideriamo un passatempo, mentre gli americani la considerano un lavoro; nella Manica si veleggia per divertirsi, qui per vincere ad ogni costo”. Con queste parole Thomas Sopwith, sostituto dell'indimenticato Thomas Lipton, protagonista di cinque sfide, liquidò l'ennesima sconfitta patita da uno scafo britannico per mano degli statunitensi.
Era il 1934 e benché avesse una barca, “Endeavour”, considerata all'unanimità più veloce, il magnate inglese dovette rendere omaggio a “Rainbow”, il J-Class di Mike Vanderbilt, disegnato dal veterano William Strarling Burgess.
La serie di regate, disputate al meglio delle sette prove, aveva visto lo scafo inglese, timonato dal suo stesso armatore, partire con il piede giusto, portandosi facilmente sul due a zero.
Alla lunga, a prevalere fu la classe dell'equipaggio “defender”, dato che Sopwith poteva contare solo su dei non professionisti, visto il rifiuto a concedere ad alcuni membri del suo team un aumento di stipendio.
L'equipaggio di “Endeavour”, disegnata da Charles E. Nicholson, cominciò ad incorrere in errori tattici e di manovra, lasciando campo libero allo scafo del New York Yacht Club, che prima pareggiò il conto, portandosi sul due a due, poi chiuse il discorso aggiudicandosi la sesta prova, quella del quattro a due finale.
L'armatore inglese, deluso per l'accaduto e per alcune decisioni della Giuria che, a suo dire, avevano favorito oltremisura il già formidabile equipaggio avversario, esplose stizzito: “Non parteciperò più”. Tre anni dopo era ancora in gara.
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