Dopo aver assistito per la prima volta a una sfida da spettatori, gli inglesi tornarono in gioco nel 1964, spedendo dall'altra parte dell'oceano il “Sovereign”, uno scafo disegnato da David Boyd, già padre delle “Sceptre”, battuto nel 1958.
Anthony Boyden, capo del sindacato britannico, iscritto sotto i guidoni del Royal Thames Yacht Club, investì parecchie risorse nella nuova avventura, ma il risultato fu l'ennesima umiliante sconfitta.
“Constellation”, il 12 Metri S.I. progettato da Olin J. Stephens per Eric Ridder, skipper e capo del consorzio difensore, si rivelò infatti decisamente superiore rispetto al challenge, liquidandolo con un quattro a zero pesante sia nel numero che nella sostanza. Lo scafo americano, guidato durante i match di finale da Robert Bavier, inflisse al “Sovereign” distacchi pesantissimi, come non si registravano dal lontano 1886, quando il “Mayflower” si impose sul “Galatea”.
Boyden, visibilmente affranto, accettò la sconfitta limitandosi a dire: “Siamo stati battuti perché il defender è risultato superiore nel rig, nelle vele, nell'attrezzatura e, in alcuni casi, nella tecnica. Davanti a una dimostrazione di forza del genere c'è stato ben poco da fare”.
Gli inglesi mal digerirono la sconfitta, al punto che dovettero trascorrere ben sedici anni prima di vederli nuovamente impegnati tra le boe di Coppa America.
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