“E' la fine di una grande era. Sapevamo che avrebbe dovuto concludersi prima o poi: almeno è finita con delle regate spettacolari ed emozionanti”. Così, Shoei Hohri, archivista del New York Yacht Club, commentò la sconfitta subita da Dennis Conner, skipper di “Liberty”, per mano di “Australia II”, il 12 metri S.I. di Alan Bond.
Per il suo quarto tentativo, l'imprenditore australiano si presentò negli Stati Uniti con Jhon Bertrand come skipper e Ben Lexcen come progettista: scelte che si rivelarono fortunate, visto l'esito finale del duello.
Uscito trionfatore dalle regate di selezione, che per la prima volta presero il nome di Louis Vuitton Cup e durante le quali fu contrapposto a rivali tutto sommato abbordabili - tra questi anche l'ottima “Azzurra” di Cino Ricci e Mauro Pelaschier - il challenge si presentò in finale determinato e convinto delle sue possibilità. Ma a porre fine a centotrentadue anni di supremazia statunitense, fu la famosa chiglia alata di “Australia II”, un segreto gelosamente custodito e rivelato solo al termine del match decisivo, quando lo scafo del Royal Perth Yacht Club venne tirato in secca, sotto gli occhi ammirati di centinai tra curiosi e gioranalisti.
E dire che le cose per l'equipaggio sfidante non si erano messe troppo bene, visto che dopo le prime quattro manche gli americani conducevano per tre a uno. Il vantaggio decisamente rassicurante si sciolse però come neve al sole: il team di Alan Bond ridusse prima le distanze e poi agganciò l'avversario, permettendo alla stampa di annunciare quella che sarebbe passata alla storia come “la regata del secolo”.
“Liberty”, disegnato da Johan Valentijn, dopo aver comandato gran parte della sfida, venne avvicinato dallo sfidante in prossimità dell'ultima boa di poppa. Preso il comando, “Australia II” riuscì a difendersi abilmente dai ripetuti attacchi di Dennis Conner, che nel corso dell'ultima bolina impegnò inutilmente l'avversario in quarantasette virate.
Sul traguardo, ai volti estasiati del team australiano si contrapposero quelli scuri degli americani, battuti nonostante i tre match point avuti a disposizione.
Mentre la Coppa lasciava la bacheca del New York Yacht Club per la prima volta, volando verso l'emisfero sud, negli Stati Uniti scoppiavano le polemiche: sul banco degli imputati salì Dennis Conner, accusato di aver organizzato una difesa debole sotto tutti i punti di vista. Lo skipper sconfitto, dal canto suo, ebbe ben poco da recriminare, visto che come aveva scritto in un libro qualche anno prima, al perdente non sono riservate scuse.
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