“Dopo tredici anni di sforzi per conquistarla, sono rimasto molto deluso nel vedere che quel trofeo è andato subito perduto” disse John Bertrand dopo la facile vittoria di “Stars&Stripes” - disegnato da Bruce Nelson, Britton Chance e Dave Pedrick - su “Kokaburra III”.
Era il 1987 e Dennis Conner, volato nella ventosissima Fremantle per riprendersi il maltolto, riuscì nell'impresa al termine di un'edizione che vide al via tredici team - tra essi anche “Azzurra” e “Italia” - presenti in rappresentanza di sei nazioni. Sia la Louis Vuitton Cup che le regate di selezione dei defender - si presentarono in quattro - furono memorabili: il vento non lasciò praticamente tregua agli equipaggi, mettendo a dura prova pozzetti e attrezzature.
Dennis Conner, giunto in Australia con un team fortissimo, scelse di gareggiare sotto il guidone del San Diego Yacht Club, ponendo fine al burrascoso rapporto che lo aveva legato allo storico circolo newyorkese. La sua fu la prima sfida a vedere impegnato il consorzio a tempo pieno: un approccio innovativo, destinato a diventare abituale nell'ovattato mondo della Coppa America.
A fare scalpore, però, furono i neozelandesi, che affrontarono le regate di selezione con una barca, “Plastic Fantastic”, progettata da Ron Holland, Bruce Farr e Laurie Davidson, interamente laminata in vetroresina: una novità assoluta per la Coppa, che fino ad allora aveva “visto” solo barche in legno e alluminio. Le prestazioni dello scafo neozelandese, poi, furono di tutto rispetto, visto che lo skipper Chris Dickson giunse alla sfida con “Stars&Stripes” ancora imbattuto.
Lo scontro tra i challenge fu impari: Dennis Conner umiliò Dickson con un netto quattro a uno, trovando la spinta e le motivazioni per imporsi anche su “Kokaburra III”, senza lasciare all'equipaggio del defender nemmeno la consolazione del punto della bandiera. Iain Murray e gli australiani erano battuti, la vendetta consumata e la Coppa delle Cento Ghinee riconquistata.
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