Insospettabili “spioni” rimanevano appostati giorni fuori dalle basi, pronti a raccogliere ogni indiscrezione o documento, recuperato magari tra le immondizie abbandonate fuori dai cancelli.
Ad affrontarsi per contendersi la Coppa in una finale che alla vigilia si preannunciava alquanto incerta, furono “America3” di Bill Koch e il “Moro di Venezia V”, affidato da Raul Gardini a un giovanissimo Paul Cayard.
Smentendo i pronostici, lo scafo disegnato da Reichel-Pugh in collaborazione con Doug Peterson ebbe facilmente ragione dello sfidante, cui German Frers fornì una barca che alla luce dei fatti si rivelò non all'altezza della situazione.
Nonostante il quattro a uno finale, il team di Gardini combattè con onore, senza mai darsi per vinto e trovò il punto della bandiera grazie all'astuzia di Paul Cayrad, che bruciò il binomio Koch-Melges in volata, ordinando un'inconsueta lascata di spi.
Tutti rimasero stupiti nel vedere la facilità con cui “America3” surclassò il “Moro di Venezia”, cui la critica riconosceva maggiori possibilità di successo, vista la durissima Louis Vuitton Cup di cui si era reso protagonista e durante la quale aveva superato i temutissimi neozelandesi, balzati agli onori delle cronache per la famosa querelle relativa al bompresso.
A Gardini e ai suoi uomini va comunque riconosciuto il merito di aver continuato la strada aperta da “Azzurra” una decina di anni prima, gettando le basi per quelle che sarebbero state le avventure di “Luna Rossa” e di “Mascalzone Latino”.
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