Consci di aver rischiato più del dovuto nel 1962, quando gli australiani si affacciarono per la prima volta nel mondo dell'America's Cup, gli americani apportarono pesanti modifiche al Deed of Gift, stabilendo che ogni singolo pezzo presente a bordo del challenger, dovesse provenire direttamente dalla nazione del sindacato sfidante.
Cinque anni prima, infatti, gli australiani avevano impensierito non poco il New York Yacht Club, trasferendo la loro base operativa a poche miglia dal campo di regata, permettendo così al reparto tecnico di lavorare spalla a spalla con i velisti, dai quali ottenevano rapidamente preziose indicazioni, utili al miglioramento di scafo e attrezzatura.
Per nulla intimoriti dai cambiamenti regolamentari, gli australiani si presentarono oltre oceano con una barca disegnata da Warwick Hood e costruita a Sydney da William Barnett, il “Dame Pattie”.
Alexander Sturrock, nominato dal capo del sindacato Emil Christensen skipper dello scafo sfidante, capì subito che la sua barca non era all'altezza del “Gretel”, con cui aveva conteso la Coppa nel 1962, ma non rinunciò a battersi con lealtà contro l'“Intrepid”, il 12 Metri S.I. concepito da Olin J. Stephens per William Strawbridge.
Il genio della progettazione a stelle e strisce introdusse alcune importantissime novità, destinate a fissare un nuovo punto di partenza per l'ingegneria navale: per la prima volta si videro infatti chiglie discontinue (prima bulbo e timone erano un tutt'uno), i trim tab, utilizzati per aumentare la portanza del sistema di governo durante la navigazione di bolina. Inoltre, la scelta di spostare sotto coperta i grandi verricelli permise a Stephens di dotare l'”Intrepid” di un piano velico più efficiente e di una miglior rigidità sotto vela: tutti dettagli cha da soli non avrebbero certo fatto la differenza, ma che messi insieme diedero al defender una marcia in più.
Gli australiani non furono da meno: sebbene la loro barca rispondesse a idee più classiche, a bordo del “Dame Pattie” si vide il primo computer, utilizzato come ausilio nella conduzione dell'unità.
Sin dai primi bordi si capì che la Coppa sarebbe rimasta ancora una volta negli Stati Uniti; l'”Intrepid” incrociò sempre davanti al challenger, risolvendo la pratica con un pesante quattro a zero.
© Riproduzione riservata