“Il Giappone non ci vuole nei suoi porti. Stiamo cercando di concludere le necessarie formalità doganali - ha spiegato Alessandro Giannì, responsabile mare di Greenpeace - ma i sindacati portuali ci accusano di attività terroristica, confondendoci con Sea Shepard, un'organizzazione radicale che impiega metodi violenti da noi condannati profondamente”.
Secondo quanto riferito sempre da Greenpeace, oggi c'è una burrasca forza 8, e per questo motivo la guardia costiera giapponese si sta adoperando per consentire l'ingresso in porto alla nave Esperanza. “La verità è che vogliono impedirci di parlare ai giapponesi - ha denunciato Giannì - per spiegare loro l'inutilità della caccia alle balene, che dopo 18 anni di contributi pubblici non ha prodotto nessun risultato se non i magazzini pieni di carne invenduta”.
Un recente sondaggio, a parere dell'associazione ambientalista, avrebbe inoltre svelato che il 92 persone su 100 della popolazione giapponese ignora quanto accada realmente in Antartide, e oltre i due terzi di questo campione, sono contrari alla caccia.
© Riproduzione riservata