Un altro duro colpo per l’isola, dopo che lo scorso mese i sigilli erano toccati ai pontili galleggianti del porticciolo turistico. Il reato contestato, questa volta, è quello di occupazione arbitraria di uno spazio acqueo che varia da 200 a 400 metri e in banchina dai 5 ai 10 metri. In sostanza, gli indagati possono esercitare la loro professione di operatori charter ma non hanno la concessione di usufruire dello spazio demaniale occupato, mai ottenuta dalla capitaneria di porto di Gaeta prima e dal comune di Ponza poi. I noleggiatori lavoravano attraverso una semplice licenza amministrativa con specificato il numero delle barche utilizzate per la loro attività.
Tale provvedimento non ha mancato di aumentare il clima di tensione che regna nell’isola. In un’intervista al quotidiano Il Messaggero, Roberta De Melo, una delle persone coinvolte in quest’ultima vicenda, ha raccontato la propria versione dei fatti. “E’ dal 1992 che aspetto di essere regolarizzata – ha dichiarato – e mi hanno concesso l’inizio delle attività anche per questa stagione. Adesso mi sequestrano tutto, è assurdo. Ci tolgono il nostro lavoro. Paradossalmente potremmo ancora affittare gli scafi ma tenendoli sulla terraferma e portandoli di volta in volta in mare, senza sapere però dove passare, perchè i nostri spazi sono interdetti. Siamo rovinati, ecco i risultati dell’incapacità dei nostri amministratori e politici”.
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