Per coronare il sogno di uno scalo gestito interamente da fonti rinnovabili è già stata costituita una società, la eNave, partecipata al 51% da Autorità Portuale e al 49% da Enalg (azienda costruttrice di centrali elettriche), che si occuperà di elaborare il piano tecnico ed economico. L’impianto dovrebbe generare energia sfruttando il processo di fotosintesi delle mircoalghe e dovrebbe produrre circa 40 megawatt di energia a impatto zero. Circa un quinto di questa porzione gli servirà ad auto-alimentarsi, il restante sarà più che sufficiente per soddisfare i consumi del porto veneziano, di circa 10 megawatt.
“Nel contesto attuale – ha detto Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia – l’attenzione per le politiche ambientali diventa fondamentale per lo sviluppo di un porto moderno e attento all’ecosistema in cui si inserisce. Soprattutto in un territorio di elevato pregio naturalistico, come la laguna di Venezia. L’obiettivo è di garantire l’autosufficienza energetica del porto e, nel prossimo futuro, di fornire da terra l’energia alle navi ormeggiate in banchina”. Duplice potrebbe essere il beneficio derivante dall’installazione di questa nuova tecnologia: da un lato ridurrebbe i costi energetici, dall’altro le emissioni di Co2.
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