lunedì 10 novembre 2025
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Jet privato fa scuffiare una barca in oceano: la storia smentita dalla marina francese

Due skipper della Transat Café d’Or, accusano un jet privato di aver volato così basso vicino alla loro barca da averli fatti scuffiare, ma la Marina Francese li smentisce

Jérôme Delire e Caroline Dieu attaccati da un jet privato durante la Transat Café d’Or. La barca si è capovolta
Jérôme Delire e Caroline Dieu attaccati da un jet privato durante la Transat Café d’Or. La barca si è capovolta
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Aggiornamento – La Marina francese smentisce in parte il racconto di Jérôme Delire e Caroline Dieu, i due navigatori che avevano denunciato un presunto jet privato passato a bassa quota sul loro Class 40 durante la Transat Café d’Or, provocandone la scuffia e la rottura del gennaker. Secondo la ricostruzione ufficiale, non si è trattato di un jet privato, bensì di un aereo militare Falcon 50 impegnato in una missione di ricognizione.

La Marina spiega che il pilota aveva intercettato un segnale V.H.F. privo del corrispondente segnale AIS e si è quindi diretto verso la posizione per effettuare una verifica visiva. Il velivolo sarebbe passato due volte, mantenendo sempre una distanza di sicurezza di 200 metri, come previsto dal regolamento, per accertarsi che l’equipaggio non avesse bisogno di aiuto.

I militari si sono detti dispiaciuti per quanto accaduto, ma ritengono che nessuna responsabilità possa essere attribuita all’aereo né al suo pilota.

Notizia originale

È una storia che sembra impossibile, eppure è successa davvero. Nel mezzo del Golfo di Biscaglia, durante la Transat Café d’Or, un jet privato ha volato più volte a bassissima quota sopra un Class 40, provocando il capovolgimento della barca. A bordo c’erano i belgi Jérôme Delire e Caroline Dieu, impegnati nella traversata con il loro Innovad.Group – XLG.

Il racconto dei due navigatori, affidato a un video girato tra lacrime e incredulità, ha già fatto il giro del mondo.

«Eravamo nel primo terzo del Golfo di Biscaglia», raccontano i due protagonisti. «Per la prima volta dall’inizio della regata le condizioni erano perfette: vento stabile, mare calmo, navigavamo in poppa a buona velocità. Poi, dal nulla, è arrivato un jet privato».

L’aereo è passato sopra la barca per tre volte, sempre più vicino, fino a provocare un’onda d’urto capace di far scuffiare il Class 40 in meno di mezzo secondo. Cercava l’incidente, probabilmente era un qualche milionario che si voleva divertire con il suo jet per dimostrare quanto era coraggioso e stupido.

«La pressione dell’aria era così forte che la drizza dello gennaker si è spezzata. La vela è caduta in mare, si è impigliata nelle appendici e abbiamo dovuto recuperarla pezzo dopo pezzo. Non volevamo perdere 150 metri quadrati di tessuto in acqua».

Ci sono voluti quaranta minuti di lavoro per liberare la vela e rimettere in sesto l’imbarcazione, ma questa comunque si è strappata in più punti. Poi, con un nuovo gennaker improvvisato, Jérôme e Caroline hanno deciso di continuare la corsa.

Il video che i due hanno pubblicato dopo l’incidente li mostra esausti, in lacrime. «C’è semplicemente un momento in cui i nervi cedono», ha spiegato Jérôme. «Quel video è stato il nostro modo di liberare la frustrazione. Stavamo passando da un problema all’altro, ma volevamo mostrare anche la nostra forza e la complicità che ci lega».

Navigare in due, in quelle condizioni, può fare la differenza. «Sì, credo che sia stato più facile affrontare tutto perché eravamo insieme», dice Caroline. «Quando condividi un momento così con la persona che ami, il suo sostegno è immediato. Anche se ci sono battute d’arresto, cerchiamo sempre di sollevarci a vicenda. È questo che rende l’avventura ancora più bella».

Per la coppia belga, questa Transat era già iniziata in salita. «Fin dall’inizio abbiamo avuto problemi», raccontano. «Prima un guasto alla rotaia della randa, poi il fiocco da tempesta strappato. Nessuna barca è stata risparmiata dai danni. La parte più difficile è stata uscire dalla Manica e affrontare il Golfo di Biscaglia».

Nonostante tutto, Jérôme e Caroline non hanno mai pensato di abbandonare. Il loro obiettivo resta quello di raggiungere La Coruña prima che arrivi la prossima depressione atlantica.

Un jet privato che provoca una scuffia in oceano: una scena da film, ma per Jérôme e Caroline è stata realtà. Hanno perso una vela, hanno rischiato la vita, ma non la voglia di continuare.

«Siamo qui per finire la regata», dicono. «E lo faremo insieme».

Le autorità stanno cercando di capire cosa sia successo e il perché di un comportamento tanto pericoloso da parte di un pilota di aereo. Rintracciare il pirata dell’aria non dovrebbe essere particolarmente difficile: la speranza è che, al di là di quale sia il suo nome, lo si possa perseguire in modo esemplare per stabilire che non si può mettere a rischio la vita di altri impunemente.

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