domenica 12 ottobre 2025
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Uno skipper racconta perché preferisce lavorare in Corsica e non in Italia

Uno skipper professionista spiega perché preferisce la Corsica: in Italia tra Guardia di Finanza e burocrazia paga sanzioni e rischia il lavoro, in Francia regole chiare.

Una motovedetta della Guardia di Finanza ferma una barca a vela in mare
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Lo chiameremo Francesco: con il lavoro che fa, non può permettersi di mettere per iscritto il suo nome e cognome quando si parla di Guardia di Finanza in mare. Francesco ci ha contattato per esprimere tutto il suo rammarico per non poter esercitare il suo mestiere, quello di skipper, in Italia, perché la GdF non gli dà tregua. È costretto a prendere i clienti in Italia e poi portarli in Corsica dove, nonostante l’imponente apparato burocratico, la vita è enormemente più semplice.

Il nostro direttore, Maurizio Anzillotti, lo ha intervistato in Sardegna, dove fa base.

SVN – Ai tuoi clienti proponi sempre di saltare l’Arcipelago della Maddalena per andare in Corsica. Perché?
Fr – Non sono il solo, molti miei colleghi fanno lo stesso. Il perché è semplice: sono stanco di lavorare per farmi togliere i soldi dalla Guardia di Finanza.

SVN – Ovvero?
Fr – Ovvero, ogni anno pago tra i 3 e i 4 mila euro di multe perché non c’è modo di mettere a posto questa situazione degli skipper e delle società di charter. La legge italiana dice che se la società di charter assume uno skipper non è più locazione, ma diventa noleggio, con molti più oneri e responsabilità per la società. Se le società di charter dovessero passare al noleggio, chiuderebbero. Per le società di charter il carico della burocrazia sarebbe insostenibile.

SVN – Capisco, ma comunque è una legge dello Stato.
Fr – Verissimo. Ma se una legge è stupida, noi che li paghiamo a fare quei signori in Parlamento? Per farsi fotografare sui giornali o per cercare di fare leggi che abbiano un senso logico? Sono quasi venti anni che esiste il problema e tutto quello che fanno i politici e le diverse associazioni che si occupano del problema, è renderlo ancora più complicato finché alla fine, come ora, non ci si capisce più nulla.

SVN – Fammi un esempio, altrimenti non capisco qual è il nocciolo del problema.
Fr – Siccome le società di charter non possono pagar uno skipper altrimenti dovrebbero cambiare la natura del loro lavoro e fare quello che fanno le società che gestiscono superyacht, l’unico modo è che il cliente lochi la barca e poi assuma in proprio lo skipper. Il problema è che, dopo che il cliente americano (l’80% dei clienti sono stranieri) è riuscito a capire questa assurdità di non poter avere uno skipper dalla società di charter e accetta di ingaggiarlo in proprio, non sa quale scegliere. Lui è in America che ne sa che io faccio lo skipper in Italia. Quindi chiede alla società di charter che gli consiglia una persona che lui poi ingaggerà e pagherà regolarmente.

Quando la GdF ferma la barca e arriva a bordo, separa il cliente dallo skipper e chiede al cliente chi gli ha dato il nome dello skipper (con comprensibili problemi di comunicazione visto che difficilmente la Guardia di Finanza parla un inglese fluente). Il cliente, già attonito per il fatto di essere fermato da dei militari quando non sta facendo nulla di male, risponde che il nome glielo ha dato la società di charter. A quel punto scatta la multa per la società e per noi skipper, perché secondo la GdF si tratta di un’assunzione mascherata. Secondo loro, la società di charter, dopo aver noleggiato la barca, quando il cliente chiede lo skipper dovrebbe dirgli che non sono affari suoi e che deve arrangiarsi da solo.

SVN – A quanto ammontano le multe?
Fr – Svariate migliaia di euro. Considerando che io, in una stagione, riesco a guadagnare tra i 13 e i 18 mila euro, non di più, lavorando per quattro mesi, sette giorni a settimana, e dormendo in un loculo che sembra una cassa da morto, con un bagno che per raggiungerlo devo smontare il letto… quando mi arriva una multa da 3.500 euro, capisce che per me è un problema.

SVN – E cosa c’entra la Corsica?
Fr – È molto semplice: in Francia, come lei sa, c’è una grande burocrazia, ma non c’è questo clima borbonico che c’è in Italia. La mia sensazione è che in Francia lo Stato sia al servizio del cittadino e non il contrario.

Comunque, quando vado in Corsica so che ci sono tre o quattro regole da rispettare: se le rispetto, nessuno mi disturba; se non le rispetto — per esempio, se invado l’area bagnanti con la barca — la Guardia Costiera mi è addosso in un minuto. Ma a nessuno verrà mai in mente di farmi una multa perché qualcuno ha voluto assumermi.

SVN – I suoi clienti accettano il fatto di imbarcarsi in Sardegna e navigare in Corsica?
Fr – Non tutti. Alcuni insistono perché vogliono andare all’Arcipelago, e io ce li porto. Prego solo di non vedere le giacche grigie, ma li porto all’Arcipelago.

SVN – Quindi il fatto che vi abbiano fatto diventare Ufficiali del diporto di 2ª classe e vi abbiano fatto spendere molti soldi per farlo non significa nulla?
Fr – È come se non avessimo fatto nulla: le multe ce le fanno lo stesso, cambiano solo gli articoli. Ma sembra che per lo Stato l’importante sia toglierci quei pochi soldi che guadagniamo.

Mi raccomando, non scriva il mio nome.

© Riproduzione riservata

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