
È un pomeriggio di inizio dicembre quando a Napoli si consolida un’intesa che cambia la storia dell’evento velico più antico e prestigioso del mondo. Con la firma dell’accordo tra l’organizzatore America's Cup Events (ACE) e l’Università Federico II, la più antica università statale al mondo, per la prima volta nella storia dell’America’s Cup una grande università europea entra come “Host Venue University Partner”.
Secondo quanto reso noto, l’accordo mira a promuovere una serie di “joint projects” coinvolgendo studenti e ricercatori dell’ateneo napoletano in progetti legati alla tecnologia, all’innovazione, alla sostenibilità, all’educazione e allo sviluppo del mare come risorsa.
Il piano prevede che gli studenti abbiano la possibilità di partecipare attivamente all’evento: non solo come spettatori, ma come volontari, collaboratori nei team organizzativi, e magari — per alcuni — come parte integrante delle strutture operative durante le regate in programma nel 2027.
In concreto, l’ACE ha già allestito uffici all’interno della sede di Via Partenope dell’Università Federico II. Questo simbolizza non solo un impegno logistico, ma anche un segnale di fiducia verso il mondo accademico come risorsa preziosa nella preparazione di un evento di portata internazionale.
La scelta di Napoli come sede per l’edizione del 2027 dell’America’s Cup aveva già suscitato grandi aspettative: dallo sviluppo turistico allo slancio per la blue economy del Sud Italia. Ora, con l’ingresso dell’Università Federico II, si apre un capitolo nuovo, dove l’evento sportivo può trasformarsi in opportunità concreta di ricerca, formazione, innovazione e rigenerazione sociale.
L’accordo rappresenta un ponte tra il prestigio internazionale dell’America’s Cup e il potenziale intellettuale e culturale di un ateneo storico. Per gli studenti, per la città, per il territorio, è una sfida che va ben oltre il mare.
Per l’ACE è una mossa che coniuga ambizione e senso di responsabilità: secondo la dirigenza, la Cup — grazie a design, tecnologia e innovazione — genera benefici che si estendono ben oltre la regata, coinvolgendo l’intero comparto della nautica. Affidare a giovani e ricercatori universitari un ruolo attivo significa “seminare” competenze durevoli.
Dal canto suo, l’Università Federico II — antica, prestigiosa e parte integrante della storia del Mezzogiorno — accoglie l’opportunità con orgoglio. Per l’ateneo si tratta di essere protagonisti di un momento di rilevanza storica per la comunità locale, con l’ambizione di far nascere progetti concreti in campo scientifico, ambientale, formativo e sportivo.
Mai prima d’ora, in quasi 170 anni dalla prima America’s Cup del 1851, un evento di questo calibro aveva visto un istituto universitario diventare partner ufficiale. L’accordo con la Federico II non è solo un’eccezione: è un precedente. È un invito a guardare la vela non solo come sport di élite o spettacolo mediatico, ma come volano di cultura, innovazione, sostenibilità e opportunità sociale.
Nel contesto del nuovo corso dell’America’s Cup — che punta su sostenibilità, tecnologia e design — la collaborazione con un ateneo così radicato nel tessuto educativo e sociale del Sud Italia assume un valore che va ben oltre le boe da regata.
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