sabato 1 aprile 2023
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Il boom delle cerate costruite in materiale riciclabile

Per la stagione 2022 diversi marchi, da Helly Hansen a Henry Lloyd, hanno lanciato capi realizzati anche con fibre derivate da rifiuti raccolti in mare

La Skagen Offshore di Helly Hansen
La Skagen Offshore di Helly Hansen

L’abbigliamento in barca è una nota importantissima del nostro equipaggiamento. Cerate, salopette, capi termici e quant’altro fanno parte del guardaroba di ogni velista, e ci consentono di affrontare anche le giornate più impegnative.

Una delle tecnologie di punta nel mondo di questo tipo di abbigliamento è senza dubbio il Gore- Tex, un materiale laminato che nella vela e anche nell’abbigliamento di montagna fa la differenza se parliamo di capi di qualità.

Recentemente però, spinte dalla sensibilizzazione sulle tematiche legate all’ambiente, diverse aziende hanno iniziato a inserire nella loro produzione cerate o salopette realizzate con materiali da riciclo. Avete capito bene, capi di abbigliamento tecnico costruiti da materiale riciclabile, spesso recuperato anche dai rifiuti che vengono raccolti ogni anno in mare.

Lo sta facendo per esempio la Helly Hansen, che ha lanciato per il 2022 la Skagen Offshore, una cerata realizzata utilizzando per il 50% rifiuti marini quali reti, plastiche e simili, che vengono trasformati in filato con cui realizzare gli strati delle giacche o delle salopette.

L’inglese Gill ha invece messo sul mercato la OS2, una cerata al 98% fatta di materiale riciclato, con rivestimento in tessuto di origine vegetale.

Henry Lloyd ha lanciato la Mav-Lite Shell, una giacca costruita al 50% in poliesterre riciclato, mentre la Zhik, specializzata in abbigliamento per derive, ha nella sua gamma una muta in materiale naturale e non sintetico.

Questi capi che abbiamo elencato sul mercato occupano una fascia di prezzo media, e sono indicati anche per navigazioni d’altura. Non si tratta dei top di gamma, non sono ancora dei materiali che possono essere paragonati al Gore-Tex e magari probabilmente per un po’ non li vedremo impiegati in oceano o al top della vela professionale.

Possono però essere un’alternativa interessante per i diportisti che affrontano navigazioni meno impegnative, ma comunque d’altura.

© Riproduzione riservata

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