Il problema fondamentale che subito rilevò Finot era che su di una barca di 8 metri si doveva fare una scelta, o si aveva una barca dal disegno aggraziato e la silhouette filante, ma con degli interni bassi e scomodi, o si aveva una tuga alta e poco aggraziata, ma con degli interni alti e comodi.
Gli uomini della Comar non ne volevano sentire parlare né di tughe alte e sgraziate, né di interni bassi e scomodi e spinsero Finot a trovare una soluzione.
Come tutti gli innovatori Finot non cercò soluzioni complesse e strani arrangiamenti, ma si affidò a un ragionamento molto semplice. La barca all’interno era bassa perché per irrigidire lo scafo bisogna fare delle strutture, longheroni e madieri, questi sono piuttosto spessi e alzano di almeno dieci centimetri il pavimento, sopra di questi poi, ci va messo il pavimento di legno e le bacchette che lo livellano, altri 4 centimetri circa. Levare tutto avrebbe significato guadagnare 14 centimetri e passare da 1,70 a un 1,84, più che sufficiente per la maggioranza delle persone per stare in piedi.
Così Finot chiamò Comar per capire se erano favorevoli di fare una scelta drastica e assolutamente contro ogni canone di architettura navale del tempo. Gli Italiani ci pensarono sopra meno di una settimana e poi dissero di sì, avrebbero costruito la barca che Finot avrebbe disegnato.
Il Comet 800 fu presentato ufficialmente al salone nautico di Genova del 1978, quando le barche a vela erano ancora esposte all’interno del lungo padiglione C. Era una barca diversa dai piccoli Comet costruiti sino ad allora, forse meno veloce, ma sicuramente molto più abitabile. Ce ne erano due versioni, una, con un lungo spoiler a poppa, sotto le 3 tonnellate di stazza lorda, che al tempo segnavano la linea di demarcazione tra natanti e imbarcazioni e una, senza spoiler, che era sopra le 3 tonnellate e quindi, immatricolata.
Gli interni erano molto comodi e l’altezza a centro barca era di 1,85 metri. La barca era particolare perché non aveva pavimento, si camminava direttamente sullo scafo e quindi il piano di calpestio era tondo.
La Comar si dovette impegnare molto per far sì che in quella barca non entrasse neanche una goccia d’acqua né dagli oblò né dalla trasmissione del motore, in modo da mantenere sempre asciutto e pulito il pavimento di questa.
Era nata la prima barca autoportante.
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