
A prima vista sembrano comuni barche a vela che solcano il mare con il tricolore bianco e rosso della Danimarca ben visibile tra le onde, ma a bordo non c’è alcun marinaio.
Quelle che navigano nel Mar Baltico e nel Mare del Nord sono in realtà barche autonome, droni marittimi progettati per missioni di sorveglianza strategica. Il loro nome è Voyager, e sono frutto di una collaborazione tra la marina danese e la società statunitense Saildrone.
I droni a vela per la sorveglianza marittima
I Voyager sono lunghi 10 metri e sono dotati di vele rigide, pannelli solari e sensori avanzati. Navigano in totale autonomia, alimentati dal vento e dal sole, senza bisogno di carburanti né di personale a bordo.
Il loro compito è raccogliere dati, pattugliare le acque e monitorare attività sospette in zone dove la presenza militare è limitata.
I primi due esemplari sono salpati il 16 giugno dal porto di Køge, vicino a Copenaghen, mentre altri due sono già operativi da alcuni giorni all’interno di una missione NATO chiamata Task Force X.
Come funzionano i Voyager
I droni sono dotati di radar, telecamere ottiche e a infrarossi, sonar e microfoni subacquei. Tutti questi strumenti permettono di avere una visione completa dell’ambiente marino, sia in superficie che in profondità, fino a un raggio di 50 chilometri e una profondità di 300 metri.
Richard Jenkins, fondatore e CEO di Saildrone, ha descritto i Voyager come dei “camion del mare”, capaci di vedere e ascoltare ciò che nessun altro può rilevare.
“Ci sono molte cose nefaste che accadono nei nostri oceani – ha dichiarato Jenkins – dal contrabbando di armi e droga al sabotaggio di infrastrutture sottomarine. Per sorvegliare tutto ciò servono nuovi strumenti.”
Un'area strategica da proteggere
Il Mar Baltico è oggi una delle aree più sensibili d’Europa. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, le tensioni sono aumentate, e alcuni episodi – come i danneggiamenti a cavi sottomarini nel 2024 – sono stati interpretati come atti di guerra ibrida.
Il Baltico è inoltre una via commerciale fondamentale, con oltre l’8% del traffico marittimo mondiale, accessibile solo attraverso gli stretti danesi. Proteggere queste rotte è diventata una priorità per molti paesi del Nord Europa.
Il Ministero della Difesa danese ha spiegato che l’obiettivo del progetto è aumentare la sorveglianza nelle aree meno presidiate, in particolare in prossimità di cavi e condutture sottomarine.
Secondo Kim Jorgensen, direttore nazionale danese per gli armamenti, la sfida sarà testare questi droni anche nelle acque interne, molto trafficate, per valutarne la sicurezza e l’efficacia.
La Danimarca si conferma così all’avanguardia nella sperimentazione di tecnologie autonome in ambito marittimo.
I Voyager possono restare in mare per tre mesi senza rientrare, coprendo aree che le normali navi da pattugliamento con equipaggio non riescono a sorvegliare costantemente.
Un nuovo modo di controllare il mare sta prendendo forma, silenzioso, intelligente e potenzialmente decisivo per la sicurezza europea.
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