
Sale sempre più l’età degli armatori italiani
Nel 2000, secondo i report di Organizzazione Mare, quello che all’epoca era il più importante broker italiano con nove uffici lungo la costa tirrenica, l’età media dell’acquirente di barche tra i 7,5 e i 20 metri, misurata su di un campione di 467 persone che avevano comprato una barca dalla società tra il 1998 e 1999, era di 45 anni. Di questi il 97% erano uomini. Gli utenti che avevano acquistato una barca tra i 7,5 a i 9 metri nuova o usata, avevano una età media di 41 anni.
Oggi, facendo lo stesso studio con dati raccolti attraverso interviste a diverse realtà che hanno contatto con persone che hanno comprato delle barche a vela negli ultimi due anni e statistiche reperibili su internet, abbiamo scoperto che il profilo dell’utente è cambiato radicalmente e l’età di questo è salita. Nella fascia 7,5 – 9 metri l’età media è di 43 anni, due soli anni di differenza, ma nell’insieme l’età media è salita di ben 7 anni arrivando a 52 anni.
Con il crescere delle dimensioni della barca l’età media sale decisamente. Già a 45 piedi, per le barche nuove, la componente di persone che sono nella fascia 50 – 60 anni è decisamente predominante.
Perché l’età media degli armatori è aumentata
L’età media dell’armatore, stando ai nostri rilevamenti e ai pareri di chi le barche le vende, è decisamente salita e questo probabilmente è da attribuirsi a tre fattori principali.
Il primo è l’innalzamento dell’età media della popolazione e dell’aspettativa di vita. Venticinque anni fa la soglia dell’anzianità era posta a 65 anni, oggi molte società di gerontologia e geriatria, tra cui quella italiana, propongono come soglia nei paesi avanzati quella dei 75 anni.
Questo soprattutto perché oggi a 65 anni, la maggioranza delle persone sono in condizioni di salute migliori di venticinque anni fa e sono più attive. Sulla base di questo cambiamento si può dire che la platea di persone che oggi possono aspirare e possono avere il desiderio di andare in barca è più ampio di quello che era nel 1999.
Il secondo fattore e il più evidente, è il costo. Il prezzo delle barche sia nuove che seminuove non è più proporzionato ai guadagni di un professionista nella prima parte della sua carriera.
Semplicemente i giovani (sotto i 45 anni) non si possono permettere di comprare una barca nuova o seminuova. Oggi un 45 piedi monoscafo a vela nuovo arriva facilmente sopra i 500.000 euro. La proporzione con il reddito di un professionista nella prima parte della sua carriera è diverso da quello che era 25 anni fa.
Il terzo punto, meno evidente perché i suoi effetti sono diluiti su un lungo arco di tempo, è che chi è oggi sotto i 40 anni ha un rapporto con il “possesso” diverso dal quarantenne del 2000.
Non c’è più il desiderio di avere la proprietà della barca, oggi si mira ad avere la possibilità di utilizzarla, non c’è più bisogno di averne la proprietà. È come per le auto. A fine anni novanta l’idea di un long rent era accettata relativamente da poche persone, oggi, la popolazione sino a 50 anni non ha nessuna preclusione verso l’idea di noleggiare a lungo termine la propria auto invece che comprarla.
Dalla proprietà all’uso: cambia il rapporto con la barca
Secondo diversi studi di sociologia reperibili in rete, il fenomeno della perdita di valore del concetto di “proprietà” dei beni sta passando attraverso quello del “possesso”. Ovvero non ne ho più la proprietà, ma possiedo la barca e ne dispongo in via esclusiva. Anche quest’ultimo modo di relazionarsi al bene barca è, secondo chi studia il fenomeno, destinato a cambiare (e già lo sta facendo) per arrivare al semplice utilizzo. Mi serve una barca, la prendo in noleggio, la uso il tempo che mi serve e quindi la restituisco.
Per i giovani la barca sta cominciando a diventare una cosa troppo complessa e faticosa da gestire e preferiscono utilizzare il loro tempo in altre attività che non siano quella di seguire la manutenzione della barca.
Questo, probabilmente, nei prossimi anni farà continuare a salire l’età media dell’utente nautico, favorirà il noleggio e in particolar modo le formule innovative che le società di charter potranno mettere in campo e le società di service che hanno il compito di scaricare l’utente del compito di fare la manutenzione e la gestione della propria imbarcazione.
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