
Il porto turistico di Imperia torna nell’occhio del ciclone. La Corte dei Conti ha richiamato il Comune dopo l’approvazione della nuova convenzione che prevede la vendita di circa 410 posti barca a prezzi fortemente scontati rispetto al valore di mercato ai vecchi titolari della concessione scaduta. Una decisione che, secondo l’opposizione e secondo i magistrati contabili, potrebbe esporre l’ente pubblico a un possibile danno erariale.
È la stessa Corte a chiedere chiarimenti: perché cedere beni pubblici a cifre così basse? Con quale obiettivo per la collettività?
La segnalazione dei magistrati arriva mentre l’opposizione consiliare chiede al sindaco Claudio Scajola di sospendere in autotutela la concessione. Il punto critico è la scontistica applicata agli ex titolari della vecchia concessione decaduta: secondo l’accordo, chi aveva perso il posto barca può ora riacquistarlo con riduzioni che, in alcuni casi, arrivano fino al 50%.
Una misura che il Comune difende come “necessaria” per far ripartire un’opera rimasta ferma troppo a lungo, ma che per molti appare poco trasparente e non sufficientemente motivata.
Imperia punta da anni al rilancio del suo porto turistico, un’infrastruttura strategica per la città e per la nautica del Ponente. Un porto moderno, con servizi adeguati e una gestione solida, potrebbe cambiare il profilo turistico della zona.
Ma la vicenda dei posti barca rischia di spostare l’attenzione dalla progettualità ai dubbi:
- È giusto vendere a prezzi ridotti beni di questa portata?
- Il progetto garantisce realmente un beneficio alla comunità?
- Gli investitori privati saranno attratti o spaventati da un clima di incertezza amministrativa?
Per la filiera nautica — cantieri, aziende di servizio, charter, diportisti — la stabilità è un elemento fondamentale. Una concessione contestata che potrebbe avere degli strascichi in tribunale introduce incertezza in un settore dove le scelte economiche si fanno sul lungo periodo.
Cosa può accadere ora
La Corte dei Conti potrebbe aprire un’istruttoria formale se riterrà insufficienti le spiegazioni fornite dal Comune. Intanto la politica locale attende risposte chiare sulla sostenibilità economica dell’operazione e sulla reale utilità pubblica degli sconti.
Da questi chiarimenti dipenderà il futuro del porto: se arriverà un via libera, il progetto potrà proseguire; in caso contrario, la concessione potrebbe essere rimessa in discussione, rallentando ancora una volta il rilancio dell’area.
Chiarimenti li attendono anche i cittadini d’Imperia, che faticano a comprendere perché, in una situazione in cui c’è una forte richiesta di posti barca in tutta la Liguria, si debba favorire chi ha già usufruito del suo investimento. Una scelta che, alle orecchie degli imperiesi, può suonare come un regalo fatto a pochi.
Un porto da rilanciare, ma con regole chiare
La vicenda di Imperia è l’ennesima dimostrazione di quanto la gestione dei porti turistici in Italia sia un terreno complesso, dove si incontrano interessi pubblici, investimenti privati e una normativa spesso difficile da interpretare.
Il rilancio di un porto non si misura solo dai progetti sulla carta, ma dalla capacità di garantire trasparenza, equilibrio economico e fiducia. Elementi che oggi, nel caso di Imperia, sono messi alla prova.
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