
A Genova gli operatori erano di parere unanime: il mercato dà cenni di ripresa, le persone incontrate a Cannes e a Genova sembrano maggiormente intenzionate all’acquisto rispetto agli ultimi due anni, la voglia di barca sta tornando e, anche se è presto per aprire lo spumante, i segnali di ripresa ci sono tutti. Ora la domanda è: cosa compreranno queste persone?
I cantieri sono sempre gli stessi, i cinque big della nautica industriale: Beneteau, Jeanneau, Dufour, Hanse e, infine, Bavaria. Tra questi, Beneteau con una politica dei prezzi molto aggressiva sta creando qualche problema a Dufour che, negli ultimi anni, è stato il cantiere più venduto in Italia e il quale sta reagendo con offerte speciali e sconti importanti.
Nel settore dei cantieri premium presenti in Italia i nomi sono pochi e sempre quelli: Solaris, Italia Yachts, X-Yachts e Cantiere del Pardo, ai quali si aggiunge Arcona che, con l’ultimo Arcona 50 piedi disegnato da Jeppesen, ha dimostrato di avere tutti i numeri per entrare in questo mercato d’élite. Tutti questi cantieri hanno standard qualitativi elevati e prezzi proporzionati, ma solo Solaris e Pardo propongono almeno un nuovo prodotto all’anno, mentre Italia Yachts, X-Yachts e Arcona sono più lenti a reagire alle richieste del mercato.
L’unica novità degna di nota di quest’anno, intesa come cantiere nuovo che si presenta per la prima volta al pubblico, è la Stem Yachts con il suo Stem 50, la prima barca in alluminio realizzata in Italia da dieci anni a questa parte. Un modello che sembra costruito con grande cura, ma che si rivolge a un pubblico molto ristretto, composto da chi cerca un’imbarcazione per lunghe navigazioni impegnative e vuole garanzie di sicurezza.
Per il resto, il nulla. Soprattutto nella fascia delle barche sotto i 32 piedi c’è pochissimo. Al Salone Nautico di Genova c’era solo il First 30 e, anche allargando lo sguardo oltre il salone, si trovano soltanto l’Oceanis 30.1, il First 30 e qualche proposta polacca. Proposte da non disprezzare, perché il livello qualitativo delle costruzioni polacche, se non si punta all’alta tecnologia, è ottimo, anche se la componente estetica lascia ancora un po’ a desiderare.
Si tratta di una situazione determinata da un mercato che, a causa degli alti costi delle barche, nonostante i cenni di ripresa registrati in questi giorni nei saloni nautici, si è ristretto a numeri davvero molto piccoli. L’unico settore che cresce in modo evidente è quello dei catamarani, che usufruiscono molto più dei monoscafi dei crediti d’imposta e dei programmi di gestione.
Il restringimento del mercato della vela era già in corso prima della pandemia e, infatti, cantieri come Solaris e Pardo, e ora anche Italia Yachts, hanno iniziato a costruire barche a motore. In particolare, il Cantiere del Pardo fattura con il motore circa cinque volte quanto fattura con le barche a vela.
Il momento decisivo che ha visto accelerare il calo di interesse del pubblico verso il prodotto barca a vela è iniziato con la crisi economica del 2008-2011. Una crisi che ha provocato molti danni agli istituti di leasing, con centinaia di barche sequestrate perché non pagate, e che ha indotto questi a rendere molto più complicato l’accesso a un contratto di leasing per l’acquisto di una barca. A seguire, nel 2019, un altro colpo pesante al mercato è stato quello del cambio delle regole da parte della Commissione Europea sulla facilitazione del 50% dell’Iva sulle barche: un cambio che, chi lo ha saputo sfruttare, ne ha tratto un maggior beneficio, mentre molti, non avendo compreso i nuovi meccanismi, si sono visti esclusi da questa importante agevolazione.
La crisi del 2008 inizialmente ha colpito di più il settore motore rispetto a quello della vela, ma in seguito il motore ha dimostrato una maggiore capacità di ripresa, mentre il mercato della vela ha continuato a contrarsi.
Perdere il mercato della vela sarebbe un vero peccato, sia dal punto di vista economico sia per i valori etici che questa pratica è in grado di diffondere. Per evitarlo, probabilmente l’unica via è un intervento a livello comunitario. Da una parte, occorrerebbe una misura che torni a facilitare in qualche forma l’acquisto delle barche e, dall’altra, una riduzione dei prezzi. Il secondo punto è già in atto: Beneteau sta riducendo in modo consistente i prezzi delle sue barche e alzando la qualità, e altri cantieri, come Dufour, rispondono con forti sconti e grandi promozioni, tutto volto ad applicare prezzi più bassi. Ora bisognerà vedere se qualche politico illuminato proporrà una via d’uscita per agevolare l’acquisto delle imbarcazioni.
Fintanto che il mercato non riprenderà un passo deciso e i numeri delle barche vendute non torneranno a essere significativi, i cantieri si concentreranno solo sui modelli più grandi, dove le marginalità sono più elevate.
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