Arcolaci, che ha intervistato la giovane 27enne Nawal, racconta come il numero di telefono di Nawal sia stato messo da qualcuno su Facebook insieme a quello della Capitaneria di Porto italiana.
Per trovare la via che li porterà in Europa i migranti fanno ampio uso di Facebook e si annotano il numero di Nawal che è conosciuta perché parla molti dei dialetti nord africani, poi se durante la traversata accade qualche cosa, la chiamano e lei avverte la Capitaneria di Porto.
Gli uomini della Capitaneria gli hanno spiegato come si deve comportare e cosa deve chiedere per favorire il salvataggio.
“Inizialmente davo accoglienza ai migranti che iniziano il secondo viaggio della speranza, quello che parte dalla Sicilia e continua dalle stazioni ferroviarie verso l'Europa – racconta Nawal sull’intervista che appare su Vanity Fair. - Avevo scoperto che c'erano delle macchine organizzate dai cosiddetti scafisti di terra in partenza verso il Nord Europa. Al costo di 1000 euro per esempio per la Germania e 1500 per la Svezia. Allora ho iniziato a procurare dei biglietti con sconto comitiva per i migranti, per aiutarli ad arrivare a Milano.”
Nawal racconta che quando gli è arrivata la prima telefonata in piena notte, non sapeva come avessero avuto quel numero né tanto meno cosa fare. Ha quindi chiesto aiuto alla Capitaneria che la istruita sul come agire.
“Quando mi chiamano gridano che stanno affondando – continua Nawal - che i bambini piangono, che stanno imbarcando acqua, che hanno paura e non sanno nuotare. Solo urlando più forte di loro riesco a spiegargli come comunicarmi le loro coordinate in mare. Il passo successivo è avvisare la Guardia Costiera che fa partire le operazioni di salvataggio.”
Oggi Nawal non ha tempo per altro se non cercare di contribuire a salvare più persone possibili. La domanda è, ma chi aiuta Nawal?
L’articolo integrale su Vanity Fair on line:
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