
Tra le novità introdotte nella Legge di Bilancio 2026, l’articolo 129 ha attirato molta attenzione per una misura che riguarda direttamente il mare e la montagna: la possibilità di far pagare i soccorsi quando la richiesta d’intervento risulti immotivata o ingiustificata.
La disposizione stabilisce che, a partire dal 2026, gli interventi di ricerca, soccorso e salvataggio effettuati dal Corpo della Guardia di Finanza potranno comportare un corrispettivo economico a carico della persona che li ha determinati se l’evento è imputabile a dolo o colpa grave, oppure se la richiesta di soccorso risulta priva di motivazioni valide.
In pratica, chi provoca un intervento per comportamento imprudente o per leggerezza potrà essere chiamato a sostenere i costi dell’operazione. Non si tratta quindi di una tassa sui salvataggi, ma di una forma di responsabilità economica per chi abusa del sistema di emergenza o mette in pericolo se stesso e gli altri senza motivo.
Come funzionerà il pagamento
Il testo della norma prevede che l’importo dovuto venga determinato con un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che stabilirà le tariffe sulla base dei costi effettivi sostenuti per il personale, i mezzi, il carburante e le attrezzature impiegate. I valori saranno aggiornati ogni anno secondo l’indice ISTAT dei prezzi al consumo.
Questo significa che non esiste una cifra fissa: il costo varierà in base alla complessità e alla durata del soccorso, al numero di unità coinvolte e al tipo di scenario operativo, sia esso in mare aperto, in costa o in ambiente montano.
Quando si dovrà pagare
Il principio cardine della norma è la responsabilità personale. Il pagamento scatterà soltanto se verrà accertato che la richiesta d’intervento è stata ingiustificata o che l’emergenza è derivata da comportamento doloso o gravemente colposo.
Non sarà dunque applicato a chi si trova realmente in pericolo o a chi, in buona fede, segnala una situazione che appare critica. Le operazioni di soccorso continueranno a essere gratuite per chi vive un’emergenza autentica, come previsto dal diritto internazionale del mare e dalle convenzioni sul salvataggio dei naufraghi.
Come influirà sul diporto
Perché la norma diventi effettiva servirà un decreto attuativo del MEF, che dovrà stabilire tempi, modalità e importi. Solo allora sarà chiaro come verranno valutati i singoli casi e quali criteri saranno utilizzati per distinguere tra imprudenza, colpa grave e semplice errore di valutazione.
Nel frattempo, l’articolo 129 ha già aperto un ampio dibattito tra giuristi, associazioni e operatori del settore nautico, molti dei quali chiedono che vengano fissate regole trasparenti per evitare interpretazioni arbitrarie.
La norma, a seconda di quale sarà la sua stesura finale, rischia di creare un clima di incertezza in chi pratica il diporto e spingere molte persone a dedicarsi ad altri sport. Chi stabilisce cos’è una richiesta di soccorso priva di motivazioni valide? Se sono alle prime esperienze e ci sono due metri d’onda, mi spavento, non riesco ad ammainare le vele e, preso dal panico, lancio il mayday: dovrò pagare qualche migliaio di euro perché si è alzato un elicottero dalla base di Genova per venirmi a salvare all’Elba?
Se lancio un mayday perché penso di non riuscire a contenere la via d’acqua della mia barca e poi si scopre che mi sono semplicemente fatto prendere dal panico e che, usando la pompa del motore, avrei potuto far fronte all’emergenza, dovrò pagare? Se ero convinto di avere gli estintori carichi e invece non lo erano, cosa dovrò fare, pagare?
Per la parte della norma che parla di dolo, le cose sono abbastanza chiare; ma quando si comincia a discutere di “richiesta ingiustificata di soccorso”, la situazione si complica, diventa molto meno definita e genera preoccupazione in chi ama navigare.
Se questa norma non sarà ben circostanziata, rischia di diventare una bomba psicologica per chi va in mare: le persone potrebbero esitare nel chiedere soccorso, e questo potrebbe rivelarsi pericoloso.
Perché la norma riguarda la Guardia di Finanza e non la Guardia Costiera
La norma cita solo la Guardia di Finanza perché è un corpo che dipende direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, lo stesso che redige la Legge di Bilancio. La Guardia Costiera, invece, fa parte della Marina Militare e opera sotto la competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che gestisce il servizio nazionale di soccorso in mare (SAR). Per questa ragione, la disposizione economica sui costi dei soccorsi non poteva includere la Guardia Costiera, che resta regolata da altre norme e continua a garantire gratuitamente gli interventi di emergenza in mare.
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