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lunedì 15 settembre 2025
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Una magistratura non pratica di cose di mare, rischia di non fare giustizia

IN molti casi di collisioni in mare la giustizia non viene fatta perchè il magistrato non conosce le barche

Troppo spesso le barche a motore sono lanciate e affidate al pilota automatico. Quando ci sono incidenti, il magistrato che non conosce le barche, non ha le armi per giudicare
Troppo spesso le barche a motore sono lanciate e affidate al pilota automatico. Quando ci sono incidenti, il magistrato che non conosce le barche, non ha le armi per giudicare
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Sabato scorso a Stintino un motoscafo ha preso in pieno un gozzo, ferendo una signora che è stata trasportata in codice rosso in ospedale. Il comandante del motoscafo, per giustificarsi, ha detto che non vedeva bene perché la prua del motoscafo era alzata e lui aveva la luce del sole negli occhi.

La scusa della prua alzata è stata usata anche in un altro caso di collisione, questa volta con una barca a vela, avvenuto qualche settimana fa. La speranza è che il magistrato incaricato delle indagini sia una persona che naviga o, quanto meno, che si affidi a un consulente con esperienza di navigazione su barche da diporto e non al solito ammiraglio in pensione che, nella maggior parte dei casi, l’ultima barca a vela l’ha vista quando era in accademia.

La prua alta non può essere una scusante. La prua è alta perché chi è al timone non sa portare la barca. Le barche a motore, a seconda che abbiano i piedi poppieri o le linee d’asse, hanno i trim o i flap, strumenti che, se usati con cognizione di causa, permettono di mantenere un assetto orizzontale. Se non si sanno usare né i trim né i flap, si deve adeguare la velocità alla visibilità; lo stesso vale nel caso del sole negli occhi. Quando si è in autostrada e c’è una nebbia fitta che impedisce la visuale, non si procede a 130 all’ora.

Le collisioni di barche a motore lanciate ad alta velocità contro altre imbarcazioni sono una delle prime cause di incidenti gravi in mare. Troppo spesso chi conduce la barca a motore se la cava adducendo scuse inesistenti, perché chi deve giudicare non ha esperienza diretta di barca.

A volte il procuratore non prende neanche in considerazione la possibilità che la barca fosse guidata dal pilota automatico, come accade in moltissimi casi, semplicemente perché non sa che le barche dispongono di questo sistema.

Forse bisognerebbe separare i ruoli dei consulenti legali: oggi i periti per navi mercantili sono nello stesso elenco di quelli per le navi da diporto, e chi va per mare in barca a vela capisce poco di navi, ma è vero anche il contrario. Se il magistrato potesse contare su un consulente che conosce le problematiche specifiche delle barche da diporto, la giustizia in questo campo potrebbe essere migliore.

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