
Sembrava tutto pronto. Il nuovo patentino nautico D1, pensato per semplificare l’accesso al mare a giovani e appassionati, doveva partire già nei primi mesi del 2025. Invece, nulla da fare: i corsi non sono partiti, gli esami nemmeno. Bisognerà aspettare settembre. E ancora una volta, la colpa è della burocrazia.
Il paradosso è evidente. Il decreto che istituisce ufficialmente la nuova patente nautica semplificata è stato firmato a novembre 2024. Pubblicato in Gazzetta a dicembre dello stesso anno, doveva aprire la strada a una nuova stagione della nautica da diporto, rendendo più facile e accessibile la navigazione diurna per i più giovani. E invece, a distanza di quasi un anno, tutto è ancora fermo. Manca qualche circolare, qualche procedura, qualche accreditamento formale. Così, tra un rimbalzo e l’altro tra uffici e ministeri, si perdono mesi.
Non è la prima volta che succede. In Italia, leggi e decreti spesso restano lettera morta perché mancano gli strumenti pratici per renderli operativi. Il caso del patentino D1 lo dimostra in pieno: la norma esiste, è chiara, è in vigore. Ma non si può ancora fare nulla perché la macchina amministrativa non ha completato i passaggi successivi. Il risultato? Le scuole nautiche restano in attesa, gli aspiranti candidati non possono iscriversi ai corsi, l’intero comparto perde un’occasione.
Il tutto proprio nell’estate in cui questo nuovo strumento avrebbe potuto fare la differenza. Con l’arrivo della stagione balneare e l’aumento dell’interesse per la nautica, moltissimi giovani avrebbero potuto iniziare a formarsi con un percorso più semplice rispetto alla tradizionale patente nautica. Ma il tempo passa, e settembre — sempre che sia davvero il mese della svolta — si allontana come un miraggio.
Che cos’è il patentino D1
Il patentino D1 è una nuova abilitazione nautica, pensata per chi vuole navigare di giorno, senza addentrarsi troppo lontano dalla costa, e con barche di dimensioni contenute. Permette infatti di condurre unità da diporto fino a 12 metri, entro le sei miglia dalla costa, solo in orario diurno. È previsto anche l’utilizzo di moto d’acqua e natanti più piccoli, a seconda dell’età del conducente.
Il percorso formativo è semplificato: 5 ore di teoria e 5 ore di esercitazioni pratiche, con un quiz finale a risposta multipla. Niente esame pratico, niente trafile complesse. È pensato per essere veloce, diretto, formativo. Per molti, un primo passo verso una navigazione più consapevole, oppure un trampolino per arrivare — con un esame integrativo — alla patente nautica completa.
Il patentino si può ottenere già a 16 anni (per i natanti e le moto d’acqua), e da 18 anni per le unità più grandi. È uno strumento che potrebbe avvicinare moltissimi giovani al mare in modo sicuro e legale.
Ma se non si parte, non si arriva
La grande promessa di democratizzare l’accesso alla nautica resta, per ora, sulla carta. Il patentino D1 è stato salutato come un’innovazione utile, moderna, snella. Ma come spesso accade in Italia, tra il dire e il fare ci sono di mezzo gli uffici pubblici. Servivano solo piccoli passaggi tecnici, e invece si è arenato tutto. Sulla sabbia, come una barca in secca.
Il mare, intanto, aspetta. I giovani pure. E l’estate passa.
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