venerdì 21 novembre 2025
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Quanta plastica basta per uccidere un animale marino? Molto meno di quanto pensiamo

Uno studio basato su oltre 10.000 necroscopie rivela che pochissimi frammenti di plastica possono essere letali per tartarughe, uccelli marini e mammiferi. Ecco i tipi di plastica più pericolosi.

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La plastica è ormai una presenza costante negli oceani: ogni anno più di 11 milioni di tonnellate finiscono in mare, raggiungendo anche gli angoli più remoti del pianeta. Che tartarughe, uccelli marini e mammiferi ingeriscano plastica è un fenomeno già noto, ma un nuovo studio internazionale aggiunge un dato inquietante: per molte specie basta una quantità sorprendentemente minima per rischiare la morte.

La ricerca è stata condotta da Ocean Conservancy insieme alla University of Toronto, alla Federal University of Alagoas e alla University of Tasmania. Il team ha analizzato oltre 10.000 necroscopie di animali marini — tartarughe, uccelli e mammiferi — in cui erano registrate sia la causa del decesso sia la quantità di plastica ingerita.

Cos’è una necroscopia

La necroscopia è l’equivalente veterinario dell’autopsia. Attraverso l’esame dell’animale dopo la morte, i ricercatori possono identificare la causa del decesso, verificare lesioni interne e accertare se la plastica ingerita abbia avuto un ruolo diretto, ad esempio provocando occlusioni, perforazioni o torsioni del tratto digerente.

È uno strumento fondamentale per capire quanto e come la plastica contribuisca alla mortalità della fauna marina.

Risultati principali

Dallo studio emerge che quasi la metà delle tartarughe analizzate aveva plastica nello stomaco, così come oltre un terzo degli uccelli marini e circa un mammifero su otto. Per molte specie, bastano pochi frammenti per causare danni irreversibili.

I ricercatori hanno individuato anche soglie letali sorprendenti:

  • per un Atlantic puffin, tre pezzi di plastica grandi come zollette di zucchero aumentano il rischio di morte fino al 90%;
  • una tartaruga caretta può raggiungere la stessa probabilità ingerendo una quantità pari a due palline da baseball;
  • per un cetaceo di piccole dimensioni come il harbour porpoise, una massa plastica equivalente a un pallone da calcio è sufficiente per risultare fatale.

Le tipologie di plastica più pericolose

Non tutte le plastiche producono gli stessi effetti. Lo studio indica differenze chiare:

  • Materiali in gomma, come frammenti di palloncini: altamente letali per gli uccelli marini, bastano sei pezzi grandi quanto un pisello.
  • Reti da pesca abbandonate (ghost gear): la minaccia più grave per i mammiferi marini, responsabili di blocchi e torsioni dell’apparato digerente.
  • Frammenti rigidi e pellicole sottili: spesso ingeriti dalle tartarughe, causano occlusioni e perforazioni.

Preoccupa anche il fatto che quasi metà degli animali trovati con plastica ingerita appartenga a specie già vulnerabili o in pericolo secondo l’IUCN.

Lo studio dimostra in modo chiaro che la plastica in mare è letale anche in piccole dosi. Per molte specie, pochi frammenti possono compromettere la sopravvivenza. Per questo i ricercatori invitano a intervenire con misure mirate: limitare i prodotti più pericolosi, regolamentare in modo più severo l’abbandono degli attrezzi da pesca e potenziare le attività di recupero dei rifiuti lungo coste e fondali.

Azioni tempestive e mirate possono ridurre sensibilmente il rischio per la fauna marina e proteggere ecosistemi che oggi si trovano di fronte a una minaccia crescente.

© Riproduzione riservata

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