
Francesca Clapcich, prima italiana a vincere la The Ocean Race, conquista il podio alla Transat Café L’Or e scrive la storia della vela oceanica.
Ci sono velisti che vincono regate, e poi ci sono quelli che cambiano il modo in cui guardiamo la vela. Francesca Clapcich appartiene a questa seconda categoria. Nata a Trieste nel 1988, ha appena scritto una delle pagine più belle della vela oceanica contemporanea: il secondo posto alla Transat Café L’Or 2025, in coppia con il britannico Will Harris, a bordo dell’IMOCA del team 11th Hour Racing. Un risultato storico, ma soprattutto la tappa più alta di un percorso fatto di tenacia, visione e un’incredibile capacità di reinventarsi.
Dalle acque di Trieste ai Giochi Olimpici
La storia di Francesca comincia a Trieste, città di bora e regate, dove il mare non è mai solo sfondo, ma linguaggio quotidiano. Cresce tra derive e allenamenti, e presto mostra un talento fuori dal comune. A soli vent’anni entra nella squadra olimpica italiana, gareggiando ai Giochi di Londra 2012 nella classe Laser Radial. Poi arriva la svolta: con Giulia Conti forma un equipaggio che farà scuola nel 49er FX, la classe acrobatica e spettacolare che richiede forza, equilibrio e una sintonia quasi perfetta tra le due atlete.
Insieme vincono tutto: titoli italiani, europei e mondiali. Nel 2016, a Rio, sfiorano il podio olimpico con un quinto posto che lascia l’amaro in bocca ma certifica il loro valore. Quando le due carriere si dividono, Francesca sceglie una strada che pochi avrebbero avuto il coraggio di percorrere: lascia il circuito olimpico per inseguire l’oceano.

La scelta più difficile
Il passaggio alla vela oceanica è un salto nel buio. È un mondo diverso, dominato da team anglosassoni, tecnologie avanzate e sponsor miliardari. Una dimensione in cui poche donne riescono ad affermarsi. Francesca ricomincia da zero, si trasferisce negli Stati Uniti, si unisce a progetti internazionali e affronta la difficoltà più grande: farsi accettare in un ambiente che spesso non perdona né gli errori né le esitazioni.
«All’inizio era come entrare in un altro pianeta», ha raccontato in un’intervista. «Ma sapevo che, se volevo arrivare a navigare tra i migliori, dovevo imparare a parlare la lingua dell’oceano».
La determinazione la premia. Entra nel team 11th Hour Racing, il progetto americano che unisce sostenibilità e competizione di alto livello. È l’unica italiana a bordo e una delle pochissime donne a partecipare alla The Ocean Race 2022-23, il giro del mondo a tappe, quello che una volta era la Volvo Ocean Race. Non solo partecipa: vince. Francesca Clapcich diventa così la prima velista italiana nella storia a conquistare la The Ocean Race, il trofeo più prestigioso della vela d’altura, segnando un traguardo che proietta la vela italiana ai vertici internazionali.

La consacrazione oceanica
Dopo la Ocean Race, Francesca non si ferma. Lavora duramente alla preparazione degli IMOCA, le barche più avanzate al mondo, con un sogno chiaro: la Transat e, un giorno, il Vendée Globe.
Alla Transat Café L’Or 2025, partita da Le Havre il 26 ottobre del 2025 e diretta in Martinica, naviga per dodici giorni in condizioni dure, spingendo la barca al limite insieme a Will Harris. Restano sempre nel gruppo di testa, affrontano rotture, notti insonni e onde che sembrano muri d’acqua. Quando tagliano la linea d’arrivo in seconda posizione, dietro solo al vincitore Charlie Dalin, l’uomo che aveva appena vinto il Vendée Globe e stabilito un nuovo record per il giro del mondo, Francesca diventa la prima donna italiana a salire sul podio della Transat nella classe IMOCA.

Un risultato che la inserisce nella scia di Ellen MacArthur, la leggendaria velista britannica che vent’anni fa ispirò un’intera generazione di navigatori.
Una carriera costruita sul coraggio
Guardando oggi la sua storia, colpisce la coerenza tra le sue scelte e i suoi valori. Francesca non ha mai cercato scorciatoie: ha lasciato l’Italia quando era all’apice della carriera olimpica, ha ricominciato da zero in un mondo dominato da uomini, ha saputo costruirsi una reputazione con il lavoro, la competenza e il rispetto dei compagni di team.
Oggi è considerata una delle figure più autorevoli della vela oceanica internazionale, e un esempio per molte giovani atlete. Il suo nome è ormai legato a temi che vanno oltre la competizione: la sostenibilità, l’empowerment femminile, l’importanza di credere nei propri obiettivi anche quando sembrano irraggiungibili.

Il futuro e il sogno della Vendée Globe
Dopo la Transat, lo sguardo va al Vendée Globe 2028, il giro del mondo in solitario senza assistenza e senza scalo, l’Everest dei mari. Una sfida estrema, ma perfettamente in linea con il suo percorso. Francesca Clapcich non è solo una velista di talento: è la dimostrazione che la determinazione può piegare il vento, che la passione può abbattere qualsiasi barriera, e che l’oceano, quando lo affronti con rispetto, sa riconoscere chi merita di arrivare fino in fondo.
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