martedì 22 luglio 2025
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Charter nautico in difficoltà ad agosto: calano le prenotazioni degli italiani

Ad agosto le barche a noleggio restano libere: il calo della domanda italiana colpisce il settore charter, in crisi per costi, concorrenza e burocrazia.

Il charter attira molti stranieri, ma gli italiani rimangono alla finestra
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Ad agosto calano le prenotazioni: le barche restano libere

I booking di molte società, in particolar modo delle più piccole, ad agosto hanno dei buchi anche importanti, al contrario di giugno e inizio luglio, dove trovare una barca non è facilissimo. Cosa succede, le persone vogliono spendere di meno e preferiscono andare in vacanza a giugno?

In realtà il booking delle società di charter mette in evidenza un problema: gli italiani noleggiano di meno. L’ultima parte di luglio e le prime tre settimane di agosto sono, tradizionalmente, il periodo degli italiani. Gli stranieri, che prevalentemente sono tedeschi, francesi, inglesi e comunque del Nord Europa, non amano questo periodo dell’anno perché per loro, che cominciano ad avere problemi quando la temperatura va sopra i 28 gradi, fa troppo caldo. Così queste sono le settimane degli italiani. Oltre l’80% delle prenotazioni dell’ultima settimana di luglio e delle prime tre di agosto sono di connazionali.

Ma se fino a due anni fa questo era un periodo tradizionalmente pieno, dove trovare una barca libera non era facile, oggi è uno dei periodi della stagione in cui le società di charter soffrono.

Crisi geopolitica e instabilità economica

I motivi sono diversi. Primo tra tutti il clima di instabilità che si respira in questi mesi a causa della situazione geopolitica. Troppe fonti autorevoli paventano la possibilità di una recessione e in molti preferiscono contenere le spese in previsione di un peggioramento, invece che di un miglioramento, della situazione economica.

Ma se si analizza la situazione, si vedrà che chi soffre di più sono le società piccole, con poche barche e poche risorse. Queste non sono in grado di fare una comunicazione adeguata, di mantenere le barche al massimo dell’efficienza e di seguire il cliente con la dovuta sollecitudine, e sono quelle che hanno maggiori difficoltà a fare il tutto esaurito, a meno che non offrano barche a prezzi molto bassi.

La strategia vincente è puntare sulla qualità

Simone Morelli, rappresentante del comparto charter presso la Confindustria Nautica e CEO di NSS Charter, ci dice che la formula che dovremmo perseguire in Italia è quella della massima qualità. A suo giudizio, è solo con la qualità che riusciremo a vincere la concorrenza di paesi che sono strutturalmente più economici del nostro e permettono quindi alle loro società di charter di fare una concorrenza basata sui prezzi, che noi non possiamo vincere.

Se si guarda ai dati, Morelli sembra avere ragione. Croazia e Grecia, che sono i nostri concorrenti principali, hanno situazioni diverse dalle nostre che gli permettono di contenere i costi e di praticare, di conseguenza, prezzi più bassi, contro i quali noi non possiamo combattere. Di contro, noi abbiamo una qualità dell’offerta più alta. Le nostre barche sono, nella maggior parte dei casi, meglio tenute, più nuove e meglio attrezzate, e anche l’offerta turistica è di qualità superiore, anche se, indubbiamente, più costosa.

È inutile, quindi, fare la guerra dei prezzi. Gli sconti al 40%-50%, che poi all’atto pratico, quando il cliente chiama, diventano del 15%, sono deleteri e servono solo a danneggiare le società di charter, sia quelle che li praticano sia le altre.

Servono flotte più grandi per essere competitivi

Quello che serve è qualità, partendo dalla dimensione delle società di charter. Oggi in Italia abbiamo quattro, cinque società che hanno flotte superiori alle 70 unità e moltissime società che vanno dalle due alle 15 barche. Le società piccole non possono sostenere i costi necessari a garantire uno standard qualitativo che deve crescere. Anche in questo settore, probabilmente, la via sarà l’aggregazione di più società. Le flotte diventano redditizie sopra le trenta–quaranta unità, altrimenti bisogna stare sotto le 12 unità, dove il titolare può fare il grosso del lavoro da solo.

Lo Stato dovrebbe intervenire: meno burocrazia, più competitività

Lo Stato, da parte sua, dovrebbe deburocratizzare il settore. La burocrazia e la tassazione occulta distruggono questo settore che, di per sé, è a basso margine di guadagno.

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