
Il litorale laziale potrebbe presto vivere una fase di forte rilancio per la nautica da diporto. Dopo quasi tre decenni di stallo, la Regione ha approvato un nuovo piano che prevede la nascita di circa 3.000 posti barca aggiuntivi, distribuiti lungo le principali località costiere. Si tratta di un intervento che, se attuato nei tempi previsti, colmerebbe un vuoto storico e offrirebbe nuove prospettive a un settore che negli ultimi anni ha visto crescere la domanda senza avere infrastrutture adeguate.
Rispetto ad altre regioni italiane, il Lazio ha sempre mostrato un forte ritardo nell’offerta di approdi turistici. Località come Toscana e Liguria hanno investito da tempo nella portualità, riuscendo ad attrarre diportisti italiani e stranieri.
Il Lazio, invece, nonostante un patrimonio naturale che spazia dal promontorio di Circeo fino alle isole pontine, ha lasciato irrisolti per anni i progetti di ampliamento delle strutture. Il risultato è stato un sistema portuale insufficiente, spesso congestionato e incapace di rispondere alla crescita del turismo nautico.
Il piano individua sette aree strategiche, tra cui Montalto di Castro, Tarquinia, Ladispoli, Latina, Terracina, Formia e Ponza. In ognuna di queste località verranno realizzati approdi capaci di ospitare tra le 300 e le 500 imbarcazioni.
L’esempio più emblematico è Latina, dove il progetto di Foce Verde torna a essere protagonista dopo anni di rinvii. Qui, oltre ai posti barca, si punta a un intervento di riqualificazione ambientale che potrebbe restituire valore a un’area costiera oggi poco sfruttata. Questo potrebbe essere uno dei porti più ambiti per la sua vicinanza con le isole Pontine.
La creazione di nuovi porti turistici ha ricadute dirette non solo sul settore nautico, ma anche sull’economia del territorio. Ogni posto barca genera una filiera di servizi: rimessaggio, cantieristica, forniture, ristorazione e ospitalità.
In prospettiva, i 3.000 nuovi ormeggi potrebbero portare migliaia di diportisti in più lungo la costa laziale, con benefici tangibili per hotel, ristoranti e attività commerciali. Non va sottovalutato nemmeno l’impatto occupazionale: oltre ai posti di lavoro legati alla costruzione delle infrastrutture, ci saranno nuove opportunità per addetti ai servizi portuali, tecnici e operatori turistici.
La vera partita si gioca però sul piano ambientale. Il Lazio ha una costa fragile, caratterizzata da aree dunali e habitat marini che necessitano di tutela. La realizzazione di nuovi porti dovrà quindi rispettare rigidi criteri di sostenibilità, adottando soluzioni a basso impatto come sistemi di raccolta delle acque reflue, materiali ecocompatibili e tecnologie per ridurre l’inquinamento.
Solo così sarà possibile evitare il rischio di trasformare un’opportunità in un danno irreversibile per l’ecosistema.
Dopo 28 anni di attese e progetti rimasti sulla carta, la Regione Lazio ha l’occasione di colmare un divario che penalizzava il settore nautico locale. Il successo del piano dipenderà dalla rapidità nell’attuazione, dalla capacità di attrarre investimenti e dal coinvolgimento delle comunità locali, spesso diffidenti verso nuove opere sulla costa.
Se realizzato in maniera equilibrata, questo intervento potrebbe segnare una nuova stagione per la nautica laziale, rafforzando il ruolo del territorio all’interno della blue economy italiana e del turismo marittimo del Mediterraneo.
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