Nessuna pena da scontare e non menzione nella fedina penale per Gino Angelo Zambaiti, l’imprenditore bergamasco che due anni fa, a bordo del suo motoscafo, ha travolto una barca a vela, un Beneteau First 42, a mezzo miglio a nord di Portisco, in Sardegna.
È questa la decisione del giudice per le indagini preliminari di Tempio Pausania (OL) con la sentenza emessa il 6 giugno scorso, due anni dopo il tragico incidente in cui ha perso la vita Alberto Filosi, 69 anni, stimato medico di Legnano, ed è rimasta gravemente ferita la moglie, Elena Rizzi che era a bordo con lui.
Secondo la ricostruzione dei fatti, Zambaiti, che navigava a velocità sostenuta nel Golfo di Cugnana con il suo fisherman semicabinato di dodici metri insieme a tre persone, speronava all’altezza del giardinetto di dritta la barca a vela malgrado fosse pieno giorno.
Filosi, che era al timone, veniva sbalzato fuori e successivamente dilaniato dalle eliche del motoscafo mentre la moglie riportava la frattura di sei costole e tre vertebre. La barca risultava distrutta nella murata di dritta, con la colonnina del timone divelta e l’albero abbattuto.
Nella sentenza si legge che all’imputato vengono riconosciute le attenuanti generiche in considerazione della sua personalità e del fatto di essere incensurato, e pertanto la pena indicata è di un anno, undici mesi e ventitré giorni, al di sotto della soglia dei due anni che impedisce la sospensione condizionale.
Zambaiti non farà quindi neanche un giorno di carcere e, sempre secondo quanto disposto dal giudice, la pena comminata non sarà menzionata nella sua fedina penale, che resterà quindi pulita.
La signora Rizzi ha espresso tutta la sua comprensibile amarezza, dichiarandosi delusa nei confronti della giustizia che pur riconoscendo che il comandante del motoscafo contravveniva ad una serie di disposizioni di legge in materia di sicurezza della navigazione e che non aveva una persona di vedetta, ne sancisce di fatto l’impunità.
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