venerdì 28 novembre 2025
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Les Glénans sotto inchiesta per la morte di uno stagista: aperto il procedimento in Francia

La procura di Quimper apre un’inchiesta sulla scuola di vela Les Glénans per la morte di uno stagista nel 2019. Ricostruzione dell’incidente e dubbi sulla sicurezza.

Stanislas Renard, il ragazzo morto nel 2019 durante uno stage ala scuola di vela Glénans
Stanislas Renard, il ragazzo morto nel 2019 durante uno stage ala scuola di vela Glénans
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La procura di Quimper ha aperto un’inchiesta formale contro la storica scuola di vela Les Glénans, per la morte di uno stagista di diciotto anni avvenuta nel 2019 al largo dell’arcipelago bretone dal nome del quale deriva quello della scuola. La decisione, arrivata nell’ottobre 2025 dopo anni di sollecitazioni da parte della famiglia della vittima, segna una svolta importante in un caso rimasto finora sospeso tra dolore, dubbi e attese. In Francia è possibile perseguire penalmente non solo le persone fisiche ma anche le persone giuridiche, e proprio per questo l’associazione Les Glénans è stata messa sotto inchiesta per omicidio colposo insieme a quattro persone legate alla scuola, i cui nomi non sono stati resi pubblici (in Francia non si possono pubblicare i nomi degli indagati sino alla loro incriminazione).

La ricostruzione dell’incidente del 2019

L’apertura dell’indagine arriva sei anni dopo un incidente che ha profondamente segnato la comunità nautica francese. La mattina del 28 aprile 2019, durante un corso di kitesurf, lo stagista Stanislas Renard si trovava in acqua insieme a un allievo, in attesa di essere recuperato da un gommone d’appoggio. La manovra era di routine: il battello, un semirigido potente guidato da un istruttore in formazione e affiancato da una volontaria, doveva avvicinarsi, mettere il motore in folle ed effettuare l’imbarco. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, però, il gommone si portò troppo vicino ai due ragazzi. Una lieve oscillazione del mezzo fece perdere l’equilibrio all’istruttrice in piedi vicino alla consolle, che nel tentativo di reggersi colpì accidentalmente la manetta dell’acceleratore. Il motore, che aveva ancora la marcia inserita, fece scattare in avanti il gommone.

Stanislas si trovava esattamente nella zona di maggiore risucchio generata dall’elica. In un attimo l’acqua attorno a lui si agitò, formando un vortice che agganciò una sagola che fuoriusciva dalla muta e lo trascinò verso la poppa del gommone. Non ebbe il tempo di scostarsi né di immergersi per evitare il flusso: venne risucchiato verso il motore e colpito dall’elica, riportando ferite gravissime. L’istruttore al timone tentò subito di disinnestare la marcia e di spegnere il motore, mentre la volontaria lanciava l’allarme. L’elicottero Dragon 29 raggiunse rapidamente l’isola di Saint-Nicolas, dove il giovane fu trasferito d’urgenza in ospedale. Nonostante i tentativi dei medici, morì poche ore dopo.

Le criticità emerse nella prima indagine tecnica

La tragedia aveva già portato, nel 2019, a un’indagine tecnica del BEA-Mer che evidenziò una concatenazione di problemi: un avvicinamento troppo ravvicinato a persone in acqua, l’assenza di un sistema di spegnimento automatico in caso di perdita di equilibrio del conducente, una manetta particolarmente sensibile e un gommone considerato eccessivamente potente per un contesto formativo. Un insieme di fattori che, secondo la famiglia, non può essere derubricato a fatalità e che oggi torna al centro della nuova inchiesta penale.

L’inchiesta del 2025 e le prospettive giudiziarie

La decisione della Procura di Quimper rappresenta per i genitori di Stanislas un passo fondamentale verso la verità. La loro battaglia è stata costante in questi anni e l’iscrizione della scuola e di quattro persone fisiche nel registro degli indagati è stata accolta come un segnale di attenzione finalmente concreto da parte della giustizia francese. Les Glénans, dal canto suo, ha dichiarato di voler collaborare pienamente con la magistratura, pur rivendicando la buona fede e la solidità dei propri protocolli al momento dei fatti.

Nei prossimi mesi la procura dovrà stabilire se l’incidente fu davvero il risultato di una tragica serie di coincidenze o se vi furono mancanze sistemiche, scelte organizzative o imprudenze operative che avrebbero potuto essere evitate. La messa sotto inchiesta di una delle scuole di vela più rispettate d’Europa apre interrogativi profondi sulla gestione della sicurezza nelle attività didattiche in mare, interrogativi che oggi — a sei anni dalla morte di Stanislas Renard — non dovrebbero essere più rimandati. Gli stessi interrogativi che bisognerebbe porsi nei confronti delle scuole di vela italiane.

© Riproduzione riservata

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