
L’articolo pubblicato ieri, domenica 24 agosto, in cui sottolineavamo come la denuncia presentata da Codacons contro la Guardia Costiera — accusata di non aver fermato le barche che si affollano nel Parco dell’Argentario — non avesse molto senso, così come non aveva senso chiedere il sequestro delle barche all’ancora nell’arcipelago, ha dato vita a una discussione su altri mezzi di comunicazione. Per questo riteniamo utile chiarire meglio la nostra posizione.
Turismo nautico e dichiarazioni del presidente del Parco
Rosanna Giudice, ex sindaco di La Maddalena e oggi presidente del Parco dell’Arcipelago della Maddalena, ha dichiarato di sentirsi “avvelenata” di fronte a “questo turismo implosivo, fastidioso e ingestibile a terra e a mare”, ritenendo indispensabile un cambio di rotta.
Se il suo modo di cambiare rotta è quello di mandare via tutti e trasformare l’Arcipelago in un meraviglioso deserto in mezzo al mare, crediamo che dovrà attendere molti anni e, nel frattempo, l’Arcipelago finirà per distruggersi. Intorno ad esso, come lei stessa ha ricordato, ci sono grandi interessi economici. Non parliamo soltanto delle società di charter, che la presidente ha spesso nel mirino, ma soprattutto degli interessi dei suoi cittadini: i barconi che riversano sulle spiagge centinaia di turisti privi di rispetto per il luogo in cui si trovano, appartengono prevalentemente a maddalenini.
La comunità di La Maddalena vive di questo turismo e della nautica che ruota intorno all’Arcipelago. Giudice dovrebbe ricordare sempre che l’equipaggio di una barca a vela spende sul territorio circa dieci volte di più di quanto spendano lo stesso numero di turisti che fanno vacanze a terra.
Divieto di sosta alle boe e la sentenza del TAR
Nonostante ciò, due anni fa la soluzione proposta dal presidente per difendere il Parco è stata quella di vietare la sosta notturna alle boe, misura che ha danneggiato gravemente tutto il turismo nautico senza portare alcun beneficio all’ambiente: una barca a vela ormeggiata a una boa, infatti, non provoca alcun danno. Una decisione che quest’anno il TAR ha bocciato e riaperto la possibilità di passare la notte alle boe nelle rade dell’Arcipelago.
Gestione del Parco: possibili soluzioni per barche e ancoraggi
Se il presidente del Parco volesse realmente difendere l’area, dovrebbe darsi da fare e, visto che il Parco è ben finanziato, triplicare il numero di boe disponibili, così che le barche non siano costrette a gettare l’ancora ma possano ormeggiarsi in sicurezza. Una volta fatto ciò, potrebbe chiedere l’aumento delle sanzioni per chi getta l’ancora dove non dovrebbe, che oggi sono oggettivamente troppo basse, o stabilire delle aree specifiche in cui l’ancoraggio sia consentito. È noto, infatti, che all’interno del Parco esistono zone prive di posidonia o con presenza non significativa di questa pianta che, giustamente va difesa: in queste aree l’ancoraggio non arrecherebbe alcun danno all’ambiente.
Il presidente lamenta che circa un terzo delle barche non paghi la tassa del parco, per un mancato introito di circa 700.000 euro. Creare un corpo di ispettori che controlli direttamente tra le barche il pagamento della tassa non costerebbe certo 700.000 euro, e le spese verrebbero coperte dalle sanzioni applicate ai trasgressori. In un paese burocratico come il nostro non è una cosa semplice da realizzare, ma se davvero lo si vuole, si può fare e si avrebbe una soluzione concreta.
La Codacons poi, che è voluta entrare nel problema della salvaguardia dell’arcipelago della Maddalena a gamba tesa, potrebbe evitare di fare proposte destinate solo a finire sui giornali e disorientare i cittadini, ma si potrebbe battere per diffondere presso i suoi associati una cultura del mare tesa a rispettare luoghi come la Maddalena.Forse, sarebbe il caso di smettere di lamentarsi e rimboccarsi le maniche per trovare soluzioni concrete e attuabili.
L’ambiente si difende con le idee, non con la demagogia.
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