
Il porto turistico di Fiumicino sta suscitando molte polemiche nella piccola cittadina laziale alle porte di Roma. C’è una parte della città, capeggiata dal sindaco, che vuole il porto a tutti i costi, convinta che porterà sviluppo e ricchezza. Dall’altra parte, ci sono cittadini riuniti in un comitato che del porto non vogliono sapere nulla.
Un progetto nato a cavallo del millennio
Il problema maggiore è che il porto, pensato da Francesco Caltagirone a cavallo del nuovo millennio, era stato concepito per creare un grande porto turistico in grado di accogliere, tra l’altro, molti superyacht e una vasta zona abitativa a terra. Nel 2022, dopo il fallimento della società che deteneva la concessione – in seguito alle inchieste che hanno coinvolto l’universo Caltagirone – la Royal Caribbean, una delle più grandi realtà mondiali nel mondo delle crociere, ha rilevato il tutto tramite la sua controllata Waterfront per 11,5 milioni di euro. Ora vorrebbe costruire un porto che, in parte, sia destinato al diporto (obbligatorio, perché parte integrante della concessione) e, in parte, possa accogliere navi da crociera che non ormeggerebbero più a Civitavecchia, pur perfettamente collegata alla Capitale, ma a Fiumicino, leggermente più vicino al centro storico. A giudicare dai rendering pubblicati dalla stessa società, oggettivamente, la parte riservata alle navi da crociera non sembra così invadente.
Le preoccupazioni dei cittadini
Il timore dei cittadini, riuniti nel comitato “Tavoli del Porto” e in altre associazioni ambientaliste, è che alla fine si tratterà di una grande opera pensata per accogliere le grandi navi da crociera, con ripercussioni negative importanti sul piccolo centro abitato.

Costi dell’opera e confronto con il porto commerciale
I costi complessivi stimati dell’intera opera dovrebbero attestarsi tra i 500 e i 600 milioni di euro, interamente a carico del privato, e questo già dovrebbe dare un’idea di come non si tratti di un porto turistico, che costerebbe meno del 20%. Nello stesso momento si sta cominciando a costruire il porto commerciale poco più a nord, a ridosso del canale, un porto che ospiterà pescherecci, navi Ro-Ro e l’autorità portuale. Il costo previsto è di 36 milioni di euro.
Tempi di realizzazione e numeri attesi
Avendo fatto ricorso a finanziamenti giubilari, la Waterfront dovrebbe impegnare oltre la metà delle risorse entro il 2025 per realizzare infrastrutture chiave come moli, dragaggi e parte del parco urbano, mentre il completamento dell’opera è previsto tra il 2025 e il 2035.
A regime, il progetto dovrebbe generare una produzione economica annua di circa 855 milioni di euro e impiegare oltre 5.000 persone in attività operative. Numeri molto lontani da quelli che potrebbe generare un porto turistico, per quanto grande lo si voglia immaginare (un porto turistico fattura tra i tre e i 10 milioni di euro e impiega tra i 10 e i 50 lavoratori).
Confronto con gli altri porti del litorale
È previsto che il porto offrirà circa 750 posti barca per barche da diporto e 40 per superyacht, il che lo renderebbe il più piccolo tra i tre porti privati che, a quel punto, insisterebbero sulla costa tra Nettuno e Fiumicino, dove troviamo il porto di Nettuno con 1.000 posti barca e quello di Ostia con 833.
La questione del terminal crocieristico
Nel progetto della Waterfront, oltre ai 750 posti barca, è previsto anche (e crediamo, soprattutto) un terminal capace di accogliere navi da crociera fino alle dimensioni delle classi Oasis e Icon (oltre 300 metri, dei giganti come quello che si vede nell’ultima fotografia in basso).

Il muro sulla spiaggia e la protesta
Al momento, la Waterfront ha costruito durante una sola notte un muro di cemento e ferro sulla spiaggia di Fiumicino, un muro che i cittadini contestano ferocemente perché affermano non sia autorizzato e che impedisce loro l’accesso al mare.
Un porto crocieristico tra i diportisti?
Probabilmente la Waterfront riuscirà nel suo intento. I posti barca del marina saranno venduti o affittati a prezzi di favore, perché i diportisti difficilmente si contenderanno un ormeggio in un marina dove lavorano 5.000 persone e, per diversi giorni a settimana, salgono e scendono migliaia di persone da navi da crociera, con tutto il corollario di auto, camion, cisterne e personale che serve a gestire un terminal per navi da crociera. Gli abitanti di Fiumicino, in ogni caso, non renderanno loro la vita facile.
Una questione nazionale
Per quanto riguarda chi non abita a Fiumicino, non si contesta la creazione di un terminal per navi da crociera, ma il metodo di lavoro della Waterfront dovrebbe essere fonte di preoccupazione: oggi è Fiumicino, ma domani? Una volta stabilito il precedente secondo cui un porto turistico può diventare un hub crocieristico, nessuno può garantire che non toccherà a Cala Galera, a Scarlino o a qualche altro porto turistico. I soldi in gioco sono moltissimi, enormemente di più di quanti ne potrà mai generare un porto turistico, e se comprare un porto turistico che funga da chiave per creare un terminal per navi da crociera si dimostra la via più rapida a perseguire gli scopi delle grandi compagnie armatrici, c’è da scommettere che non esiteranno a farlo.
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