Nell’ottobre del 2013 a largo di Lampedusa ci fu un naufragio e 268 migranti siriani persero la vita tra i quali 60 bambini. Una nave militare italiana era ad appena 17 miglia e avrebbe potuto evitare la tragedia, ma non lo ha fatto, aspettando a poca distanza che questa si consumasse
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A ottobre 2018, sul numero 48 di SVN Solovelanet, pubblicammo un articolo che aveva come sottotitolo, “Quando gli italiani erano eroi”. Si parlava di come nel 1979, l’Italia intera si mosse con la marina militare in testa per andare dall’altra parte del mondo a salvare i Boat People del Vietnam.
Gli italiani furono tra i pochissimi a organizzare un’azione umanitaria e tutta la nazione si sentì orgogliosa di quanto la nostra marina aveva fatto. Oggi purtroppo ci troviamo a dover pubblicare un articolo dove il sottotitolo dice esattamente il contrario “Quando gli italiani smisero di essere eroi e diventarono assassini”.
Il primo pomeriggio dell’11 ottobre del 2013, a 17 miglia dalla nav
di lusso, per i quali gli scafistichiedono molto di più del solito e per questo sono rivolti all’intellighenzia dei paesi in guerra. A bordo della barca infatti c’erano medici, avvocati, ingegneri oltre a tanta altra povera gente. Molte le famiglie. La notte precedente, una motovedetta della Marina Libica - quelle stesse motovedette alle quali alcuni nostri governi hanno chiesto di salvare i migranti al posto nostro - ha sparato sullo scafo siriano nel tentativo di farlo affondae, è questa infatti la soluzione per risolvere il problema immigrazione adottata dai militari libici e da chi a loro si rivolge. A bordo ci sono feriti, ma soprattutto il peschereccio imbarca acqua attraverso i grandi buchi lasciati dalle mitragliatricilibiche e sta affondando. Alcuni uomini, tra i quali il dottor Mohanad Jammo, capo anestetista dell’ospedale di Aleppo, in fuga dalla guerra con sua moglie e i suoi tre bambini, chiamano la Guardia Costiera Italiana con il loro satellitare e chiedono aiuto. La Guardia Costiera, pur sapendo bene che nelle vicinanze del peschereccio c’è la nave Libra, che in meno di un’ora potrebbe intervenire e salvare tutte le 480 persone a bordo, risponde di chiamare
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