E’ la storia di un sogno, quella raccontata dallo scrittore italo albanese Carmine Abate nel romanzo “Tra due Mari”. Un intreccio narrativo che si svolge tra Amburgo e Roccalba, piccolo paese calabrese fra lo Ionio e il Tirreno.
La voce narrante è quella di Florian, il nipote italo tedesco della figura più forte e solida di tutto il romanzo: Giorgio Bellusci, l’uomo dallo sguardo “sgherroso” che “puoi dimenticare quando vuoi ma alla fine ti rinasce prepotente più di prima”.
Tutto il racconto ruota intorno a Bellusci, il nonno, il macellaio e l’assassino che per difendere il sogno di una vita “conficcò tra il collo e il mento dello sconosciuto” un gancio di quelli che si usano per appendere le bestie.
La sua fissazione è quella di ricostruire il Fondaco del Fico, antica locanda di famiglia dove nel 1835 soggiornò lo scrittore Alexandre Dumas, e che più tardi fu incendiata dall’esercito regio. In “Tra due mari”, l’Italia di Garibaldi e dei briganti si mescola ai temi attuali del “pizzo” e della ‘ndrangheta dando vita a una saga familiare dalle tinte forti e tenere allo stesso tempo. L’autore usa un linguaggio semplice e vero, capace di catapultare il lettore proprio lì, tra quei due mari.
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