
Nella punta più meridionale della Sardegna, dove la costa guarda l’Algeria, c’è un porto, un piccolo porto di appena 286 posti barca, che ha la capacità di farvi fare un viaggio nel tempo. Arrivare qui significa vedere com’era la vita del velista sino alla fine degli anni ’90, quando navigare a vela era sinonimo di scoperta e di incontri.
Siamo a Marina di Teulada, dove siamo venuti per realizzare una puntata della serie Marina d’Italia, la serie del nostro canale YouTube che vi porta a scoprire i marina italiani, si respira un’atmosfera molto diversa da quella dei grandi marina dei luoghi più turistici.
Qui non ci sono negozi, né, tanto meno, vita mondana: qui il marina ricorda i vecchi porti comunali dove i protagonisti erano le barche e i velisti. Un piccolo bar ristorante sotto un portico ombreggiato e, tutto intorno, uno scenario di quelli che rimangono nella memoria e ti regalano quella voglia irresistibile di tornare.
A Marina di Teulada non ci sono società di charter: qui arrivano solo gli skipper con le loro barche. Qui giù si arriva dopo aver fatto molte miglia di mare e il solo fatto di essere qui è segno che si è tra quelli che sanno cosa significa navigare.

Qui, quando parli con qualcuno e commenti la sua barca, ti rendi conto che la barca è parte di lui, un’appendice del suo corpo. La conosce perfettamente, in ogni minimo particolare. A Marina di Teulada ti viene voglia di avere una barca tua perché percepisci il vero valore di possederne una e non solo di utilizzarla, come si fa oggi con le barche da charter.
Teulada è uno dei pochi porti dove l’80% delle barche sono a vela, e dove la quasi totalità di quelle che rientrano hanno la randa piegata sul boma, non ancora chiusa nel lazy bag: segno evidente che fuori navigavano a vela e, d’altra parte, come si fa a non navigare a vela da queste parti?
Qui il vento c’è sempre, da nord-ovest o da sud-est, ma è sempre presente. Tra i dieci e i quindici nodi, ogni giorno si alza intorno alle dieci e va a dormire verso le 19. Quando si vuole passare la giornata a poltrire in rada invece che a cazzare vele, si può scegliere se visitare la costa ovest o la costa est.
Cale selvagge, vento costante e notti in rada
A ovest, nei confini del poligono militare che qui interrompe le sue attività dal 15 giugno al 15 settembre per cominciare a tollerare la presenza dei turisti e delle loro barche, a condizione che non scendano in spiaggia e che usino quel rispetto per l’ambiente che dovrebbe essere caratteristica imprescindibile, si può passare da Porto Scudo a Cala Zafferano che, per la bellezza dell’acqua, avrebbero dovuto chiamare Cala Smeraldo, fino ad angoli di costa che, con i loro colori, riempiono gli occhi.
Quando il vento tira da sud, da scirocco, invece si fa vela verso est. Qui il poligono non c’è e le spiagge di sabbia finissima si offrono a lunghe passeggiate sul bagnasciuga: qui le file ordinate di ombrelloni stile costa riminese non ci sono.
A est si trova Cala Pixinni, la Malfatano, la Tuerredda; anche qui l’acqua color smeraldo si frange dolcemente contro gli scoglioni che si ergono dal mare.
In questa zona di mare i pericoli sono pochi e tutti addossati alla costa, così che chi naviga non deve temere di finire su secche o scogli. Alla sera si sceglie: si torna in marina, perché qui i prezzi del porto sono molto diversi da quelli che si trovano nel resto della Sardegna, oppure si dà fonda e si passa la notte in rada.
Dopo le 16:30 le spiagge si svuotano, le barche che portano i turisti a fare il bagno scompaiono e i velisti diventano i signori incontrastati delle rade e possono goderne di tutte le meraviglie che questo mare ancora selvaggio e poco frequentato può offrire.
Intorno a Teulada non aspettatevi di vedere la distesa di barche che trovate in Costa Smeralda e che rende quasi impossibile godere delle bellezze di quei luoghi altrettanto belli, perché il tempo lo si deve passare a cercare di difendersi dalle centinaia di gommoni, motoscafi, yacht e superyacht che vi sfrecciano intorno come se voi foste trasparenti, assenti.
Provate, fate rotta da queste parti e scoprirete una Sardegna diversa. A noi, ci ha folgorato.
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