Marzo 2003. E’ un momento storico per la storia della coppa America, quasi quanto quel lontano agosto del 1851, quando la “Grande Brocca” fu strappata agli inglesi dagli americani. Ma la vittoria di Alinghi sui neozelandesi è ancora più sensazionale se si pensa che ad aggiudicarsi la coppa è stato un team svizzero, che con il mare ha decisamente poco a che fare. Sign o’ the time. Un segno dei tempi che cambiano e che suggerisce che basta avere l’idea e i soldi per comprare tutti, o quasi, i componenti del defender, e vincere senza se e senza ma.
“Voilà Alinghi” di Luca Bontempelli (drizzista di Italia nell’87 e vicecampione Star), grazie anche alle bellissime fotografie di Robinson Taylor, è una bella cronaca della grande finale durata dal 15 febbraio al 2 marzo. Virate, giri di boa, partenze definite ad arte “un ballo languido” e ancora “puro pugilato”, prue che spaccano l’onda trascinando “gigantesche porzioni di acqua”. E poi buchi di vento, brutte onde e strambate. Per arrivare a quel 2 marzo, tra le lacrime e i rimpianti degli australiani e l’entusiasmo di Ernesto Bertarelli e il suo team. Tutto questo in una cronaca breve e asciutta. Mai noiosa, condita con frasi rubate ai big e tanti retroscena di questo grande scacco alla Nuova Zelanda. Uno scacco che ha determinato all’indomani dalla vittoria del patron della Serono (per 5 a 0), un vero lutto nazionale con il New Zealand Herald che titolava in prima pagina “Team NZ start the salvage job” (TNZ inizia l’opera di salvataggio).
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