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martedì 23 settembre 2025
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Bagnoli e Coppa America tra progetti ambiziosi e tempi troppo stretti

Il video ufficiale dell’America’s Cup mostra una Bagnoli trasformata in sette mesi, ma tra lavori fermi e proteste locali il progetto sembra una sfida quasi impossibile. [VIDEO]

Il rendering di come dovrebbe apparire la spianata di Bagnoli a lavori finiti
Il rendering di come dovrebbe apparire la spianata di Bagnoli a lavori finiti
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L’organizzazione dell’America’s Cup ha pubblicato sul proprio sito un video che, attraverso un breve montaggio di rendering, mostra come sarà Bagnoli al momento dell’inizio della Coppa America, lo stesso video proiettato al Salone Nautico di Genova.

Un video realizzato con grande cura, come è consuetudine per l’organizzazione dell’America’s Cup, ma, conoscendo i tempi italiani, sembra più un sogno che un progetto realistico per l’area abbandonata di Bagnoli da completare in soli sette mesi.

Il progetto, che dovrebbe essere operativo per aprile 2026, prevede la bonifica della spianata di Bagnoli, la creazione di un porto per superyacht con relativi muri frangiflutti, la costruzione degli hangar per i team e di numerose altre strutture, oltre all’abbattimento di un borgo i cui abitanti non hanno alcuna intenzione di abbandonare.

Già ieri si sono registrate le prime avvisaglie di ciò che potrebbe accadere nei prossimi mesi se la situazione non verrà gestita con intelligenza. Una popolazione che non riesce a capire – e alla quale nessuno si è curato di spiegare – perché si debbano spendere 130 milioni di euro per far giocare un gruppo di super-ricchi al gioco della vela, mentre non si trovano pochi milioni per ricostruire le case demolite dall’ultimo terremoto, e che vede ancora 500 persone senza abitazione è scesa in piazza per protestare contro il progetto Coppa America, bloccando una strada.

Forse illustrare ai cittadini i benefici che il progetto Coppa America potrebbe portare al territorio potrebbe essere di aiuto.

Ad oggi, i lavori per la rigenerazione di Bagnoli in vista della Coppa non sono ancora iniziati, ed è difficile pensare che in soli sette mesi, in una delle aree più degradate e inquinate di Napoli, possa sorgere un’opera così monumentale.

Naturalmente, e ci auguriamo che sia così, potremmo sbagliarci: gli italiani, si sa, quando entrano in emergenza sanno fare cose sorprendenti. Raggiungere l’obiettivo nei tempi previsti sarà comunque una sfida impegnativa, e solo nei prossimi mesi si capirà se potrà davvero essere vinta.

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