
Vendere, comprare o detenere datteri di mare non è una semplice infrazione: è un reato, punito con multe salate e persino con l’arresto. Nonostante ciò, questi molluschi finiscono ancora nei menu clandestini di alcuni ristoranti. Ma perché sono vietati e cosa prevede la legge?
Perché i datteri di mare sono vietati
Il divieto non riguarda il mollusco in sé, ma il modo in cui viene raccolto. Per estrarli è necessario spaccare la roccia in cui vivono, distruggendo habitat marini che hanno impiegato secoli a formarsi. Il danno è irreversibile: coralli, spugne, alghe e piccoli pesci vengono annientati e la biodiversità scompare.
I datteri di mare (Lithophaga lithophaga) sono molluschi bivalvi dalla forma allungata e dal colore bruno. Crescono molto lentamente, impiegando fino a 30 anni per raggiungere pochi centimetri. In passato erano apprezzati per il gusto intenso, ma ogni esemplare raccolto corrisponde alla distruzione di uno scoglio.
La legge in Italia
In Italia la pesca, la vendita, il trasporto e il consumo di datteri di mare sono vietati dal Decreto Ministeriale del 16 ottobre 1998. Le sanzioni sono pesanti: arresto fino a 2 anni, multe fino a 12.000 euro, oltre al sequestro delle attrezzature e del pescato. Nei casi più gravi possono scattare anche accuse di disastro ambientale.
Il divieto in Europa
Il bando non si limita all’Italia. Con il Regolamento (CE) n. 1967/2006 e la Direttiva Habitat, la raccolta e il commercio dei datteri di mare sono vietati in tutta l’Unione Europea. Grecia, Spagna, Croazia e gli altri Stati membri applicano le stesse regole, rendendo illegale il consumo di datteri in tutto il Mediterraneo comunitario.
Chi commercia datteri di mare rischia pesanti sanzioni penali e amministrative. Nonostante ciò, il mercato nero resiste: alcuni ristoranti li servono sottobanco, spacciandoli per una rarità. Oltre al danno ambientale, c’è anche un rischio sanitario, poiché questi molluschi non subiscono alcun controllo.
Perché dire no ai datteri di mare
Consumare datteri di mare significa alimentare la distruzione del Mediterraneo e finanziare attività illegali. Ogni piatto servito equivale a uno scoglio frantumato e a un ecosistema cancellato. Dire di no è un atto di responsabilità verso il mare e la legalità.
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