mercoledì 20 agosto 2025
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Il Bayesian il punto della situazione a un anno dal naufragio

Lo yacht Bayesian affondò il 19 agosto 2024 al largo della Sicilia: sette vittime, inchiesta internazionale, indagati dell’equipaggio e sospetti ancora aperti.

Bayesian: a un anno dal naufragio si cominciano a fare delle ipotesi più chiare
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Il nome del Bayesian è ormai noto in tutto il mondo. Lo yacht di 56 metri, celebre per l’albero in alluminio più alto mai costruito, la notte del 19 agosto 2024 – esattamente un anno fa – è affondato al largo della Sicilia, inghiottito dal mare in seguito a un violento colpo di vento.

Il bilancio fu drammatico: sette vittime, sei ospiti e il cuoco di bordo.

Le prime ipotesi e i corpi recuperati

All’inizio delle indagini si ipotizzò che il comandante avesse lasciato aperti i portelli di poppa e quello laterale del garage tender. Un sospetto presto smentito: i sommozzatori dei vigili del fuoco, e successivamente il recupero del relitto, hanno confermato che i portelloni erano chiusi al momento dell’affondamento.

I corpi delle vittime furono recuperati nei giorni immediatamente successivi. Quasi tutti erano nelle cabine del ponte più basso; solo il cuoco venne ritrovato in mare.

Il fascicolo fu affidato alla procura di Termini Imerese, abituata a indagini di mafia ma chiamata questa volta a gestire un caso con potenziali implicazioni internazionali. E non a torto: tra le vittime figuravano figure di primo piano.

Il proprietario della barca era Mike Lynch, che controllava lo yacht attraverso una società di cui la moglie, Angela Bacares, era CEO. Lynch, nome noto dell’informatica, era proprietario di diverse società operanti nella sicurezza cibernetica con rapporti diretti con vari servizi segreti. Si dice custodisse segreti che molti Paesi avrebbero fatto di tutto per ottenere.

Con lui c’era anche Jonathan Bloomer, presidente del consiglio di amministrazione di Morgan Stanley International, colosso mondiale della finanza.

Il giallo della morte di Stephen Chamberlain

Un intreccio di nomi e ruoli che ha subito alimentato teorie del complotto, rafforzate dalla morte improvvisa dell’ex socio di Lynch, Stephen “Steve” Chamberlain, travolto da un’auto pochi giorni prima del naufragio mentre correva vicino al villaggio di Stretham, in Inghilterra.

Gli indagati tra equipaggio e silenzi

La procura ha seguito una strada diversa. Sono finiti sotto indagine tre uomini dell’equipaggio: il comandante James Cutfield, il direttore di macchina Timothy Parker Eaton e il marinaio di vedetta Matthew Griffiths. L’accusa: naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.

Da quel momento, però, silenzio. Dalle stanze della procura non è trapelato nulla e il vuoto informativo è stato riempito da speculazioni di ogni genere. Una giungla di supposizioni, spesso prive di fondamento, che ha reso ancora più nebuloso un caso già complicato.

Il rapporto del MAIB e il recupero del relitto

Un primo documento ufficiale è arrivato a maggio dal MAIB, l’ente britannico che indaga sugli incidenti marittimi. Un rapporto intermedio, imposto dallo statuto, che però si è rivelato poco utile: senza accesso alle informazioni italiane, gli investigatori inglesi hanno potuto avanzare solo ipotesi, molte delle quali destinate a cadere.

La vicenda ha avuto una svolta tra maggio e giugno 2025, con il tardivo recupero del relitto da parte della società inglese TMC Marine. Un’operazione segnata da un’altra tragedia: la morte del sub olandese Rob Cornelis, 39 anni, rimasto ucciso durante un’immersione solitaria a 50 metri di profondità. Stava tagliando il boma con una fiamma ossidrica quando un’esplosione di idrogeno ruppe i suoi tubi di respirazione.

Quando lo scafo riemerse, i portelloni risultavano chiusi. Un dettaglio che sembrava alleggerire la posizione dell’equipaggio, ma che non ha convinto la procura: i tre restano formalmente indagati.

Il rapporto della Guardia Costiera

Un nuovo tassello è arrivato pochi giorni fa dalla Guardia Costiera italiana, che ha smentito il MAIB: non il cantiere costruttore, bensì l’equipaggio sarebbe la causa principale, seppur non unica, del disastro. Secondo la ricostruzione, i portelloni erano stati lasciati aperti e solo in extremis, quando la barca era già compromessa, il comandante avrebbe ordinato di chiuderli.

Assicurazioni e interessi economici

Intanto, sullo sfondo, si muovono le compagnie assicurative, chiamate a risarcire cifre astronomiche: fino a mezzo miliardo di euro per i danni diretti, più altre centinaia di milioni per le polizze accessorie. Le stesse assicurazioni, secondo indiscrezioni, avrebbero stretto un’alleanza con le famiglie degli indagati per spostare le responsabilità sul cantiere.

Il naufragio del Bayesian si profila come il caso marittimo del secolo. Un’inchiesta che promette di durare a lungo, prima che qualcuno possa scrivere la parola fine.

© Riproduzione riservata

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