lunedì 18 agosto 2025
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La collisione con una nave: perché accade e come evitarla

Collisione con navi: evento raro ma grave. Coni d’ombra, limiti radar, valutazione rotta e manovre corrette. Rischi di notte e con bandiere ombra.

Una regola d'oro della prudenza impone di manovrare sempre per evitare la rotta di una nave che si abbia o meno la precedenza
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Per il diportista manovrare è immediato: pochi secondi per virare o fermarsi. Una nave invece impiega centinaia di metri per modificare la rotta e diverse miglia per arrestarsi. Pensare che un mercantile possa fermarsi davanti a una barca è un’illusione.

Dal ponte di comando spesso non si vede nulla davanti alla prua per un tratto che può arrivare a due miglia. A questo si aggiunge il limite del radar, poco sensibile a oggetti bassi come una barca in vetroresina. Ciò significa che, se si taglia la rotta di una nave, la barca potrebbe risultare invisibile al timoniere per minuti preziosi.

Come valutare il rischio

La prudenza è la regola principale. All’avvistamento di una nave occorre capire se la rotta si incrocia con la propria. Un metodo semplice è prendere due rilevamenti bussola: se restano uguali, la rotta è di collisione. In questo caso, non bisogna mai aspettarsi che la nave manovri: spesso non lo farà, soprattutto se procede col pilota automatico.

Se il pericolo è imminente, la regola internazionale è virare a dritta, evitando così collisioni dovute a manovre opposte. La strategia più sicura resta però passare di poppa, anche solo con una piccola deviazione di rotta. Attenzione a non avvicinarsi troppo: la turbolenza dell’elica rende la barca ingovernabile.

Il pericolo di notte

Di giorno la sagoma della nave è chiara, di notte restano solo le luci di via. In mare aperto si distinguono facilmente, ma vicino a costa le luci terrestri possono confondere e trasformare un semaforo o un faro stradale in segnali navali. In condizioni di nebbia o pioggia il rischio cresce.

Navi affidabili e navi ombra

Le navi battenti bandiera italiana hanno comandanti preparati e sono generalmente sicure. Diverso è il caso delle bandiere ombra, spesso con equipaggi inesperti e malpagati, che affidano al pilota automatico unità di centinaia di metri anche vicino alle coste. Alcuni incidenti, come quello della nave Rubina a Messina o del Mersa II all’Elba, dimostrano la pericolosità di queste situazioni.

Il mare offre libertà, ma impone responsabilità. Per i velisti significa non sfidare i mercantili, calcolare con attenzione le rotte e non dimenticare che la prudenza è l’unico vero scudo contro il rischio di collisione.

© Riproduzione riservata

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