
Gli anodi sacrificali sono quei piccoli blocchi di metallo che si consumano al posto delle parti vitali della barca. Un sistema semplice ma geniale: l’anodo si corrode, il resto rimane protetto. Per decenni si è usato quasi solo lo zinco, tanto che in banchina li chiamiamo tutti “zinchi”.
Il problema nascosto: il cadmio nello zinco
Lo zinco funziona, ma non è mai puro. Negli anodi tradizionali c’è quasi sempre una piccola percentuale di cadmio, ed è questo il vero rischio. Il cadmio è tossico per l’uomo e per il mare: può causare gravi problemi di salute e si accumula facilmente negli ambienti portuali. Non a caso in alcuni stati americani, come California e Maryland, si è già discusso di vietarne l’uso.
L’alternativa: gli anodi in alluminio
Da qualche anno esiste un’alternativa concreta: gli anodi in lega di alluminio. Funzionano con lo stesso principio dello zinco, ma durano più a lungo, pesano meno e non contengono cadmio. Una soluzione che piace a cantieri e porti turistici perché riduce costi e impatto ambientale.
L’alluminio è davvero sicuro?
Non bisogna però credere che l’alluminio sia del tutto privo di rischi. È un metallo molto diffuso – lo usiamo in pentole, lattine e contenitori – e in condizioni normali è considerato sicuro. L’organismo non ne ha bisogno e lo elimina attraverso i reni, quindi piccole quantità non sono un problema. Tuttavia, a contatto con cibi molto acidi o salati, può rilasciare ioni, e in caso di esposizione cronica e massiccia potrebbe avere effetti neurologici o ossei. Per questo l’Unione Europea ha fissato limiti precisi quando si parla di materiali a contatto con alimenti.
Il futuro della protezione delle barche
Nel mondo della nautica il rischio dell’alluminio è considerato minimo, mentre il vantaggio di eliminare il cadmio è enorme. Per questo sempre più cantieri e porti stanno passando agli anodi in alluminio, anticipando quello che in futuro potrebbe diventare un obbligo normativo. Una scelta che protegge le barche, riduce l’impatto ambientale e migliora l’immagine di chi la adotta.
La direzione sembra chiara: lo zinco ha fatto la storia, ma l’alluminio potrebbe scrivere il futuro della protezione catodica.
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