
Nel 2025 la Atlantic Rally for Cruisers celebra un traguardo storico: la 40ª edizione. Quello che negli anni Ottanta nacque come un’idea visionaria di Jimmy Cornell – trasformare la traversata atlantica in un’esperienza collettiva e organizzata per barche da crociera – è oggi uno degli eventi velici più longevi e partecipati al mondo. La prossima partenza, la quarantesima, è fissata per domani, 23 novembre 2025 da Las Palmas de Gran Canaria, direzione Saint Lucia.
Un fenomeno che ha cambiato il modo di attraversare l’Atlantico
Dal 1986 a oggi oltre 8.000 barche hanno preso parte alla ARC, una media che oscilla tra 150 e 200 imbarcazioni all’anno. Si tratta di numeri enormi per una traversata oceanica, resi possibili da un format che unisce sicurezza, spirito di gruppo e assistenza organizzativa.
La ARC non è una regata estrema né un’impresa riservata ai professionisti: è un rally pensato per barche da crociera, equipaggi familiari, gruppi di amici e navigatori che desiderano affrontare l’oceano in sicurezza e in compagnia. I 2.700 miglia della rotta atlantica vengono percorsi sfruttando gli alisei, un percorso scelto appositamente per garantire condizioni meteorologiche generalmente stabili.
Uno degli elementi che ha contribuito al successo della ARC è la dimensione sociale. Nei dieci giorni precedenti la partenza Las Palmas si trasforma in un grande villaggio nautico:
- controlli tecnici e visite di sicurezza,
- briefing meteo e seminari,
- eventi, incontri informali, presentazioni,
- feste e momenti di convivialità che permettono agli equipaggi di conoscersi prima ancora di mollare gli ormeggi.
La stessa atmosfera si ritrova all’arrivo a Saint Lucia, con accoglienza in banchina, cerimonie, cocktail, premiazioni e nuove occasioni per stringere amicizie che spesso durano ben oltre l’oceano. Per molti partecipanti la ARC non è solo una traversata, ma un modo di entrare a far parte di una comunità internazionale di navigatori.
La forza della manifestazione sta nel suo equilibrio:
- sicurezza garantita dall’organizzazione;
- autonomia nella gestione della navigazione;
- supporto costante tramite tracking e comunicazioni;
- spirito di gruppo che rende l’oceano meno isolato;
- accessibilità rispetto alle grandi regate oceaniche.
L’evento è aperto principalmente a barche da crociera tra i 35 e i 60 piedi, comprese molte famiglie. Ciò che conta non è il risultato in classifica, ma l’esperienza.
Una traversata relativamente sicura, ma non priva di tragedie
In percentuale, gli incidenti avvenuti alla ARC sono molto inferiori rispetto alle regate oceaniche d’altura come Vendée Globe, Route du Rhum o The Ocean Race. Tuttavia, considerare la ARC completamente esente da rischi sarebbe irrealistico: l’oceano è un ambiente complesso e imprevedibile.
Nel nuovo millennio sono documentate almeno quattro fatalità durante la manifestazione:
- 2002 – Toutazimut
Un membro dell’equipaggio cade in mare e non viene più ritrovato. - 2007 – Avocet
Lo skipper riporta un grave trauma alla testa dopo essere stato colpito dal boma ed è dichiarato deceduto dopo il soccorso. - 2021 – Agecanonix
Durante un turno notturno, Max Delannoy viene colpito dal boma e perde la vita. L’imbarcazione viene poi abbandonata. - 2024 – Ocean Breeze
Un velista cade in mare durante la traversata; la ricerca viene sospesa dopo ore di tentativi.
A questi episodi vanno aggiunti alcuni naufragi dovuti a via d’acqua, guasti al timone o blackout elettrici, e incidenti gravi ma senza vittime, che dimostrano come anche una traversata organizzata richieda preparazione, disciplina e attrezzature adeguate.
Quarant’anni dopo, un evento unico nel mondo della vela
Dopo quattro decenni, la ARC rimane uno dei modi più sicuri, conviviali e affascinanti per attraversare l’Atlantico, senza dimenticare che il mare – anche quando soffiano gli alisei – chiede sempre rispetto e consapevolezza.
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