Le ricerche in mare sono operazioni molto costose e lunghe e, a volte, mettono a repentaglio la stessa vita dei soccorritori. In mare il tempo a disposizione dei soccorritori è sempre poco perché le operazioni si svolgono in un ambiente ostile e i sopravvissuti devono combattere con diversi fattori dall’ipotermia ai predatori marini, quindi, arrivare velocemente è essenziale.
In quest’ottica il Cmre di la Spezia, parte del progetto Icarus (Integrated components for assisted rescue and unmanned search operations), finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del settimo programma quadro per la ricerca e l’innovazione (Fp7), sta studiando con la collaborazione di diversi istituti di ricerca e della NATO, il modo di utilizzare i droni per le ricerche in mare.
Dal 13 al 24 ottobre nella città di La Spezia, durante le dimostrazioni dei traguardi raggiunti nel 2014, il Cmre ha mostrato gli UVS (Unmanned surface vehicles, Usv), unità naviganti senza guida umana in grado di raggiungere il luogo di un naufragio e rilasciare automaticamente dei battelli di salvataggio.
Il Cmre si occupa di ricerca scientifica, innovazione e tecnologia, in settori come la difesa delle installazioni e delle forze marittime da terrorismo e pirateria, la costruzione di reti sicure, lo sviluppo delle componenti marittime di supporto alle operazioni e di quadri operazionali integrati, i sistemi di contromisure mine, la protezione non letale dei porti, la lotta antisommergibile, modellazione e simulazione, e la mitigazione dei rischi per i mammiferi marini.
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