
Sono già 29 gli skipper iscritti alla Golden Globe 2026, un numero molto alto per una regata in solitario così estrema. La lista provvisoria include velisti da 12 Paesi diversi e, per la prima volta nella storia della competizione, anche uno skipper della Generazione Z, il giovane francese Louis Kerdelhué, che nel 2026 avrà appena 21 anni.
L’Italia, al momento, resta fuori dalla flotta: nessun navigatore italiano figura nella lista ufficiale, sebbene l’organizzazione lasci intendere che potrebbero arrivare altre candidature entro l’estate. Una situazione insolita, considerata la tradizione italiana nelle navigazioni oceaniche, ma che potrebbe cambiare nei prossimi mesi.
La Golden Globe Race è un ritorno radicale alla vela di un tempo. Barche robuste ma datate, devono essere state progettate prima del 1988 e devono essere tra i 32 e massimo 36 piedi. A bordo la strumentazione è ridotta, nessuna elettronica moderna se non quella obbligatoria per la sicurezza che però non può essere usata se non in caso di emergenza. La regola è semplice: circumnavigare il globo da soli, senza scalo e senza assistenza. Proprio questa aura “analogica” le ha garantito un fascino unico, molto diverso dalle regate tecnologiche che dominano la scena internazionale.
Accanto al giovane Kerdelhué spicca un altro nome molto commentato, quello dell’australiano Mike Smith, 63 anni, che affronterà la sua terza partecipazione con una replica del Suhaili, la barca con cui Robin Knox-Johnston completò il primo giro del mondo in solitaria nel 1968. Sono storie lontane tra loro per età e approccio, ma unite dall’idea di affrontare l’oceano con mezzi minimi e una grande dose di determinazione.
Regole, sponsor e preparativi verso il 2026
Il regolamento dell’edizione 2026 conferma la linea tradizionalista della GGR ma introduce anche alcuni aggiornamenti, soprattutto nella parte dedicata alla conformità delle imbarcazioni e all’uso del branding. Nella prima edizione gli sponsor erano banditi, ma ora si è capito che questi garantiscono la partecipazione di navigatori che altrimenti non saprebbero dove trovare i fondi. Ogni modifica, per quanto piccola, ha lo scopo di preservare lo spirito della regata. Nonostante il costo non trascurabile per prepararsi – stimato dall’organizzazione in almeno 100.000 euro – l’interesse continua a crescere, segno che la GGR resta una delle prove più magnetiche della vela oceanica.
Il percorso di avvicinamento alla partenza sarà scandito dai test in mare, dai refitting delle barche e dal racconto delle preparazioni, spesso avventurose quanto la regata stessa. Gli skipper stanno già navigando a bordo di scafi che hanno in media più di quarant’anni, verificando vele, timonerie e soluzioni di bordo ridotte al minimo. Come accadde nel 2022, ci sarà anche un prologo pre-partenza che riunirà l’intera flotta poche settimane prima dello start ufficiale.
A nove mesi dalla partenza, la Golden Globe Race ha già iniziato a raccontare le sue storie. E come sempre, al di là dei possibili vincitori, l’attenzione sarà tutta sui navigatori che resisteranno più a lungo, sulle scelte difficili nei mari del Sud e sulla solitudine che accompagna chi decide di sfidare il mondo con una barca “di un’altra epoca”.
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