Dopo aver cercato di capire cosa era accaduto, due di loro sono andati nella cabina dello skipper che, completamente ubriaco, era riverso sulla sua cuccetta. Usciti sul pozzetto si sono resi conto che la barca era spiaggiata.
Dopo poco si sono sentite le sirene delle auto dello sceriffo che, avvertito da un passante, è giunto sul posto. Mentre le squadre di recupero cercavano di mettere in sicurezza la barca che non sembrava aver riportato gravi danni, lo sceriffo arrestava lo skipper per aver messo in pericolo la navigazione e la vita del suo equipaggio a causa del suo tasso alcolico.
Il problema degli skipper che dopo aver bevuto si mettono al timone e provocano incidenti, a volte anche molto gravi, è in deciso aumento negli Stati Uniti.
Peter Banks, un sociologo di New York consulente di diverse associazioni di compagnie assicurative, da noi interpellato, attribuisce il fenomeno alla ripresa economica: “L’economia sta andando meglio, le persone cominciano a rilassarsi e tornano a permettersi piccoli lussi come l’acquisto di piccole e veloci barche a motore, ma quell’acquisto ha una forte carica simbolica, rappresenta il benessere trovato o ritrovato, non è un atto che assolve al desiderio di navigare. In questa situazione chi acquista la barca non ha la percezione precisa dei pericoli connessi con la navigazione e della necessità di tenere un certo tipo di comportamento in mare.”
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