I maxi da 85 pedi, come Steinlager 2, Fisher & Paykel e Merit nella divisione A, sono lunghi oltre il doppio e hanno una superficie velica tre volte più grande di altre barche iscritte alla regata. Yacht dai costi inimmaginabili per l’epoca e budget esorbitanti finanziati in buona parte dai grandi marchi del tabacco.
Oltre a questi giganti all’avanguardia nella navigazione a vela ci sono anche barche più piccole, alcune costruite appositamente per la regata, altre adattate per navigare in quelle condizioni estreme o cruiser di produzione di serie. Tra questi uno sloop in alluminio di ‘soli’ 58 piedi e 22.000 kg costruito nel 1979 da un progetto di Bruce Farr che aveva già partecipato alla terza Whitbread del 1981 - 82 con il nome di Disque d’Or III classificandosi al quarto posto in tempo compensato.
Nel 1987 il Disque d’Or III, rinominato Prestige, viene acquistato da una ragazza di soli 25 anni di nome Tracy Edwards.
A 19 anni la giovane Tracy decise di lasciare gli studi e di imbarcarsi come cuoca e marinaio su barche da crociera in Grecia e poi nel resto del mondo. Nel corso del tempo trascorso in crociera la ragazza si rende conto di come il mare e il mondo delle regate siano dominati dagli uomini e ne ha conferma durante la Whitbread 85 – 86 quando, riuscita ad imbarcarsi per una tappa atlantica come cuoca, constata che dei 230 membri degli equipaggi solo 4 sono donne.
Tracy nel 1987 prende una decisione importante, vende la sua casa e con il ricavato acquista il Prestige per partecipare alla quinta edizione della Whitbread e cambia nome alla barca che diventa Maiden (Signorina).
Tracy ha in mente un’impresa ambiziosa, partecipare alla più lunga ed estenuante regata intorno al mondo come skipper e con un equipaggio di sole donne. Dodici veliste provenienti da tutto il mondo, ancora prima di avere la sponsorizzazione della Royal Jordanian Airlines concessa dall’investimento fatto dal re Hussein di Giordania, iniziano il duro lavoro di ritrutturazione del Maiden presso l’Hamble Marina in Inghilterra.
Finalmente tutto è pronto e alle ore 11.00 del 2 settembre 1989 da Southampton ha inizio la quinta edizione della Whitbread. Sulla linea di partenza c’è anche il Maiden con il suo equipaggio femminile, una barca usata di oltre dieci anni, ristrutturata da donne con uno skipper che fino a quel momento era stata imbarcata soltanto come cuoca e marinaio di bordo.
Certo i pronostici non erano a loro favore e molto è lo scetticismo in merito al progetto della ragazza. Secondo gli esperti l’equipaggio del Maiden non avrebbe concluso neanche la prima tappa in Atlantico, da Southampton a Punta del Este in Uruguay, ma alla fine di quelle prime 6.000 miglia e dopo oltre un mese di navigazione, Maiden arriva terzo in classe D. Il pubblico e gli appassionati di tutto il mondo non riescono a credere che l’equipaggio del Maiden sia riuscito nell’impresa.
Quelle ragazze ambiziose dopo tre settimane di sosta in Uruguay sono pronte alla partenza della seconda tappa di 7.300 miglia, attraverso il sud Atlantico e l’oceano Indiano meridionale per raggiungere Fremantle sulla costa sud ovest dell’Australia.
Dopo poche miglia dalla partenza, mentre la flotta punta a sud, le condizioni meteo si fanno difficili e il vento raggiunge presto i 40 nodi. Le ragazze si spingono molto più a sud delle altre barche della stessa classe, allo scopo di accorciare la distanza. La Edwards descrive gli enormi icebergs con i quali rischiano costantemente una collisione, specialmente nelle gelide notti in oceano con temperature al limite dei meno 30 C°. Non hanno alcun segnale satellitare per nove giorni, ma riescono a restare in contatto con le altre barche della flotta.
In quella tappa, due uomini del Creighton's Naturally finiscono in mare e nonostante siano recuperati, uno di questi, Anthony Phillips, muore per ipotermia.
La dottoressa Claire Russell sul Maiden riesce a dare indicazioni via radio all’equipaggio del Creighton’s su come mantenere in vita Bart Van Den Dwey, anche lui in ipotermia, che invece riuscirà a sopravvivere.
Alla fine della seconda tappa il Maiden arriva primo, con ben 24 ore di distacco dalla seconda barca in classe D. Il mondo della vela non crede a quello che sta succedendo e l’equipaggio del Maiden viene insignito del Beefeater Trophy.
La terza tappa, da Fremantle ad Auckland, vede il Maiden e la flotta della Whitbread impegnati in una “volata” di 3.200 miglia e 14 giorni di navigazione, in cui le ragazze si aggiudicano ancora una volta la vittoria di classe (arrivano tre giorni dopo Steinlager 2, la barca di Peter Blake), consacrate ormai regine indiscusse di quella edizione della Whitbread e della vela a livello mondiale. Nonostante il successo di Blake all’arrivo, il pubblico ad Auckland aspetta il Maiden. Non importa se arrivano all’una del mattino, ad attenderle c’è un pubblico di oltre 14.000 spettatori e le televisioni di tutto il mondo.
Nonostante il vantaggio ormai accumulato di 28 ore sulla seconda barca della classe, il Maiden soffre la quarta tappa attraverso il Pacifico del sud e Capo Horn, dove due membri dell’equipaggio subiscono danni fisici, costringendo Edwards a rallentare la corsa. L’equipaggio del Maiden si ritrova in terza posizione con un ritardo di 17 ore su L’Esprit de Liberté che prende il comando della regata.
Dopo una traversata Atlantica caratterizzata da un tornado in cui tutte le barche della flotta riportarono ingenti danni, il Maiden viene addirittura colpito da una balena e l’equipaggio rimane senza cibo per quasi cinque giorni, ma riesce a completare l’intera regata piazzandosi in seconda posizione in classe D.
Quello del Maiden rimarrà il miglior risultato, per una barca inglese, nella storia della Whitbread e delle successive Volvo Ocean Race.
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