
Un gruppo di ricercatori della Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg sta riportando in vita le imbarcazioni romane utilizzate per la difesa e il trasporto sui grandi fiumi dell’Impero. Attraverso costruzioni fedeli ai reperti archeologici e test in acqua, il progetto offre nuovi dati sulle tecniche navali antiche e sulla gestione delle frontiere fluviali.
Il progetto di ricostruzione delle navi romane
Gli studiosi della FAU hanno realizzato repliche di imbarcazioni romane basandosi sui relitti rinvenuti in Europa e sulle fonti tecniche disponibili. L’obiettivo è comprendere con maggiore precisione come funzionavano i mezzi che pattugliavano i confini imperiali lungo fiumi come Reno e Danubio.
Tra le imbarcazioni sperimentali spicca la nuova replica lunga 11 metri, costruita in rovere seguendo le tecniche tradizionali. La forma del fondo piatto, la prua a rampa e le scelte strutturali riprendono da vicino le caratteristiche delle barche romane da trasporto e pattugliamento.
I test in acqua e i dati raccolti
Le navi ricostruite vengono provate in laghi e tratti fluviali per analizzare pescaggio, stabilità e capacità di carico. Questi test consentono di valutare concretamente come le imbarcazioni si comportavano nelle acque basse e variabili tipiche dell’epoca romana.
La ricerca aiuta a comprendere il ruolo strategico che i fiumi svolgevano come confini, vie logistiche e punti di sorveglianza dell’Impero. Le imbarcazioni leggere erano essenziali per spostare truppe, materiali e pattuglie, garantendo un controllo rapido e capillare.
Valore culturale e scientifico del progetto
L’archeologia sperimentale permette di verificare ipotesi storiche e di rendere accessibile al pubblico un aspetto meno noto della tecnologia romana. Le repliche vengono utilizzate anche per attività didattiche e divulgative, avvicinando le persone al patrimonio antico.
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