
Gli imputati per la collisione tra la motonave passeggeri Sharden, un traghetto della Tirrenia, e il peschereccio Alemax II, avvenuta nella notte del 10 agosto 2023 davanti a Capo Figari, hanno chiesto il patteggiamento della pena. È la novità emersa all’udienza preliminare davanti al giudice di Tempio Pausania, un passaggio che potrebbe accelerare la chiusura di una delle vicende più dolorose per la comunità di Golfo Aranci.
La richiesta riguarda il comandante della Sharden, il secondo ufficiale di coperta e un marinaio timoniere. Sono tutti accusati di omicidio colposo, naufragio e violazioni delle norme sulla navigazione dopo l’impatto che provocò l’affondamento del peschereccio e la morte del marinaio senegalese Diome Mandè, conosciuto da tutti come Mandi.
La notte della collisione
Erano circa le 23 quando la Sharden, appena uscita dal porto di Olbia e diretta a Livorno, entrò in rotta di collisione con l’Alemax II. Il peschereccio venne travolto e in pochi minuti affondò. Il comandante dell’unità da pesca riuscì a salvarsi aggrappandosi a una zattera di emergenza, lanciando l’allarme. Per Mandè, invece, non ci fu scampo: il suo corpo fu recuperato mesi dopo dai sommozzatori del Comsubin, a 90 metri di profondità.
Secondo la Procura, la Sharden non avrebbe mantenuto adeguata vedetta visiva, avrebbe usato in modo errato gli strumenti di bordo e viaggiato a una velocità eccessiva per quella zona. A queste condotte si aggiunge un’accusa particolarmente grave: dopo l’urto, l’equipaggio della nave non avrebbe immediatamente arrestato i motori né avviato le ricerche, tornando sul punto dell’impatto solo oltre mezz’ora dopo.
Un passaggio decisivo
La richiesta di patteggiamento rappresenta un cambio di passo nel procedimento. Se il giudice dovesse accoglierla, il processo si chiuderebbe con pene concordate tra le parti, evitando il dibattimento. L’udienza decisiva è fissata per l’11 dicembre.
A Golfo Aranci, dove il giovane marinaio senegalese viveva e lavorava, la notizia è stata accolta con sentimenti contrastanti: da un lato il desiderio di mettere fine a una lunga vicenda giudiziaria, dall’altro il bisogno di una verità piena su quella notte e sulle responsabilità che portarono alla perdita di una vita e allo sconvolgimento di un’intera comunità di pescatori.
L’11 dicembre potrebbe segnare la conclusione di questo capitolo. Ma per chi vive il mare ogni giorno, il ricordo di ciò che accadde davanti a Capo Figari continuerà a pesare ben oltre l’aula di tribunale.
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