domenica 23 novembre 2025
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Il sogno della Senna balneabile diventa un caso politico ed economico

La balneazione nella Senna a Parigi, simbolo della rinascita ecologica post-Olimpiadi, si scontra con costi elevati, gestione complessa e qualità dell’acqua incerta. Un caso che parla anche all’Italia.

Una Senna balneabile è stato un sopgno nato durante le olimpiadi, ma morto con queste dopo aver gettato oltre 100 milioni di euro
Una Senna balneabile è stato un sopgno nato durante le olimpiadi, ma morto con queste dopo aver gettato oltre 100 milioni di euro
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L’idea era suggestiva: restituire ai cittadini il loro fiume, trasformare la Senna in un luogo dove tuffarsi come in una grande capitale nordica, mostrare al mondo – dopo le Olimpiadi di Parigi 2024 – che l’acqua urbana poteva diventare simbolo di rinascita ecologica. La sindaca Anne Hidalgo l’aveva presentato come un progetto iconico, una “nuova stagione” per la città. Oggi, però, quel sogno si sta trasformando in un caso politico e amministrativo che supera i confini della Francia e sembra parlare molto anche all’Italia.

La Chambre régionale des comptes, l’equivalente francese della Corte dei Conti, ha analizzato i conti dell’operazione e il quadro che emerge è complesso. Il costo totale si avvicina ormai ai cento milioni di euro, una cifra che ingloba sia gli interventi strutturali legati ai Giochi Olimpici sia l’allestimento delle tre vasche lungo il fiume, quelle destinate al pubblico. Ma ciò che colpisce non è soltanto la spesa iniziale: la manutenzione annuale supera i cinque milioni di euro e il rapporto sottolinea come, in più occasioni, il progetto sia stato presentato con un entusiasmo che non coincideva con la reale sostenibilità economica.

Qualità dell’acqua incerta e aperture a intermittenza

Il sogno della balneazione, raccontato per mesi come uno dei lasciti più importanti dell’evento olimpico, si scontra anche con un’altra evidenza: la qualità dell’acqua. Niente dati certi, nessuna garanzia che gli standard europei siano stabilmente rispettati. I tecnici incaricati del monitoraggio parlano di miglioramenti, ma non sufficienti. E intanto, durante l’estate, le vasche pubbliche sono rimaste chiuse tra il trenta e il quarantacinque per cento del tempo, complici piogge intense e contaminazioni improvvise che mandavano all’aria ogni previsione.

Il parallelo con l’Italia e i progetti simbolici

È qui che la storia parigina smette di essere soltanto francese. Perché la dinamica è sorprendentemente familiare: un grande progetto simbolico, presentato come segno di modernità e svolta ecologica, che però si scontra con costi sottovalutati, gestione complicata, difficoltà tecniche e un ritorno pubblico che non coincide con l’investimento. Accade a Parigi oggi, ma è accaduto e accade anche in Italia, dove molte opere vengono spesso raccontate prima di essere davvero consolidate.

Il caso della Senna, dunque, diventa un monito. Non contro la balneazione urbana – che rimane un obiettivo affascinante e potenzialmente rivoluzionario – ma contro la tentazione di inseguire più la narrazione che il progetto. A Parigi la promessa era quella di una capitale che si tuffa nel fiume; la realtà, oggi, è quella di un bilancio appesantito e di un’infrastruttura che funziona a intermittenza. Una combinazione che rischia di lasciare più interrogativi che benefici.

Per la nautica e per chi vive i fiumi come parte di un ecosistema economico e turistico, questa vicenda ricorda un principio fondamentale: rendere un’area d’acqua fruibile significa prima di tutto garantirle stabilità, continuità, sicurezza idrica e sostenibilità finanziaria. Tutto il resto, comprese le cerimonie inaugurali e le fotografie estive, viene dopo.

Se Parigi riuscirà a trasformare questo inciampo in un modello virtuoso, sarà una vittoria per l’intera Europa. Ma per ora, la storia della Senna balneabile resta un esempio di quanto sia facile, anche fuori dall’Italia, che un grande progetto pubblico nasca con ottime intenzioni e finisca per diventare un naufragio di bilancio.

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