Inventato da George S. Nares, ufficiale della Royal Navy, il paranco è oggi lo strumento più utilizzato sulle barche a vela, vediamo come funziona
Da prima furono i muscoli delle spalle e delle braccia ad aiutare il marinaio a manovrare le vele e i pennoni, ma ben presto il genio dell’uomo, che sempre sonda e scava nei misteri delle leggi che governano la natura, intuì che esistevano strumenti diversi per alleviare quegli sforzi, o per poterne fare di più grandi, tanto grandi da non essere alla portata dei muscoli di nessun uomo.
Attraverso gli anni, i nocchieri di tutte le marinerie si sono tramandati di generazione in generazione le informazioni necessarie a creare tutte quelle macchine che oggi governano le nostre barche.
Fino al giorno in cui un uomo dichiarò che era in grado di tirar su un palo di un peso equivalente a quello di dieci sacchi di farina.
Il suo segreto era nascosto nei due bozzelli e i venti metri di cima che stavano ammucchiati ai suoi piedi. Quei pochi attrezzi, opportunamente montanti, avrebbero dato vita al paranco.
Se una volta sulle navi si trovavano i paranchi fatti con i bozzelli di legno e le cime di canapa, oggi sulle nostre barche ci sono pulegge dotate di cuscinetti a sfera e cime sofisticate con carichi di rottura impensabili solo fino a pochi decenni fa.
Cos’è il paranco
“Due bozzelli, uno fisso e l’altro mobile, ed un cavo inferito in essi formano un paranco”, così l’ufficiale della Royal Navy George S. Nares, l’ideatore del paranco, lo descrive nel 1862 in uno dei più famosi libri di arte marinaresca.
Quello a due bozzelli è il paranco più semplice, ma volendo si possono costruire esemplari molto più comple
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