Il Meltemi non perdona e fischia nella quarta edizione della Aegean 600, regata no stop di 605 miglia tra le isole della Grecia su un periplo antiorario del Mar Egeo. L’anemometro segna 45 nodi, il mare, come sempre accade da queste parti, è forato, ma molto ordinato, un’onda arriva dopo l’altra, sempre dalla stessa direzione, prevedibile, affrontabile.
In mare ci sono 64 barche ed è uno spettacolo, ma a un certo punto la radio di tutti gracchia una richiesta di soccorso per un uomo ferito gravemente.
A ridosso di Santorini, il Pogo 44 Heaven, battente bandiera Ucraina e di proprietà dello skipper Andrii Prokopenko, aveva dei problemi allo spinnaker, e lo skipper, per risolverli, ha mandato due uomini a prua.
Le onde, per quanto ordinate, erano alte, e il Pogo è una barca che sale e scende con una certa volenza dalle onde. I due uomini non riescono a reggersi e cadono entrambi in mare. Lo skipper è esperto, sa cosa deve fare, e inizia subito la manovra di recupero che termina velocemente.
L’equipaggio tira a bordo i due uomini ed è subito chiaro che uno dei due è gravemente ferito. A quel punto parte la richiesta di soccorso e una motovedetta della Guardia Costiera greca esce per raggiungere Heaven e caricare il ferito, che però non ce la farà e morirà poco dopo per le gravi ferite riportate alla testa.
L’ipotesi è che, sfilando di fianco alla barca, l’uomo sia stato colpito violentemente da uno dei due timoni che, essendo ai lati della poppa, escono leggermente fuori dallo scafo.
Un incidente banale che, nella maggior parte dei casi, terminerebbe con due uomini completamente bagnati e una grossa bevuta la sera al pub, ma che in questo caso ha avuto un finale diverso.
Fortunatamente in mare di incidenti mortali ce ne sono pochissimi. Se mettiamo insieme tutti gli incidenti con esito mortale che avvengono ogni anno in tutto il Mediterraneo coinvolgendo barche a vela o catamarani, otteniamo un numero molto limitato, con il quale è difficile creare una statistica per capire il perché di questo tributo che l’uomo paga al mare.
Sicuramente un buon numero di questi avviene per distrazione, eccesso di sicurezza, imprudenza.
Giudicare se Andrii Prokopenko abbia fatto bene o male a mandare due uomini a prua con due metri e mezzo, tre di onda su di una barca che sicuramente non affronta il mare con passaggi morbidi, è molto difficile.
Un diportista che non fa regate sicuramente non lo avrebbe fatto per nessun motivo, ma chi fa regate sa che una dose di rischio è insita nel suo sport e lo accetta. Se poi si debba anteporre il risultato agonistico alla sicurezza in mare è una domanda che tutti noi ci poniamo e alla quale nessuno, crediamo, abbia ancora trovato una risposta univoca.
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